Fornace Curti è una delle eccellenze di Italia: una tradizione secolare che con le sue opere che costellano la maggior parte dei tesori architettonici di Milano rappresenta un esempio del sapere fare italiano.

Un sapere fare sia artigianato sia impresa: il made in Italy che resiste, accanto ad altre illustri eccellenze del nostro territorio come la cioccolateria Zaini e le distillerie Branca, solo per citare altri esempi di eccellenze di Milano.

La storia della Fornace Curti è molto di più di una storia di artigianato di famiglia: è storia di passione, pazienza e dedizione, che ci accompagna dal 1400. La famiglia Curti si è tramanda di generazione in generazione l’arte di creare la rossa e resistente terracotta lombarda, con un’attenzione reale alle materie prime, tutte rigorosamente dei nostri territori: l’argilla dei Navigli e la terra di Boffalora. In virtù di questa maestria le loro terrecotte adornano i più importanti monumenti milanesi. La lista dei committenti comprende infatti  le abbazie di Chiaravalle e di Morimondo, il Castello Sforzesco, le chiese di Sant’Ambrogio e di Santa Maria delle Grazie, la Certosa di Pavia, l’Arcivescovado, il Duomo di Monza, il teatro Fossati, il cimitero di Pavia, la cattedrale di Zeme Lomellina.
Inoltre la Fornace Curti ha un rapporto privilegiato con l’ Accademia di Belle Arti di Brera. Infatti non solo fornisce materie prime all’Accademia ma alcuni maestri dell’Accademia stessa hanno operato presso la fornace: Castiglioni, Manzù, Messina, Pomodoro e Fontana, solo per fare alcuni nomi.

La storia della Fornace Curti inizia sotto la guida di Giosuè Curti alle colonne di san Lorenzo: una delle prime importanti commesse che riceve è per la realizzazione di parte delle formelle e dei mattoni dell’ospedale Maggiore (Ca’ Granda), un’opera fortemente voluta da Bianca Maria Visconti, moglie dell’allora Duca di Milano, Francesco Sforza e progettata da Antonio Averulino, detto il Filarete. Nello stesso periodo anche l’architetto e scultore delle formelle della Certosa di Pavia si affidò alla maestria di Giosuè Curti per realizzare la maggior parte dei fregi architettonici della Certosa.

Nel 1700 il primo cambio di sede della Fornace che dalle colonne si sposta sulla Ripa di Porta Ticinese mentre nel 1800 alla Conchetta sul Naviglio Pavese. Sarà poi Attilio Curti nel 1900 a portare la fornace nella sua attuale destinazione: il numero 40 di via San Giuseppe Cottolengo, una vecchia strada di campagna, nei pressi del famoso Santuario di Santa Rita sul Naviglio Grande.

La Fornace Curti è molto più di una fabbrica: è un luogo dove artigianato e arte si fondono per dare vita a uno spazio unico, una cittadella dell’arte. O meglio, un borgo: il borgo Curti, un vero e proprio villaggio avvolto dai colori caldi e rilassanti della terracotta. Varcare i cancelli della fornace significa entrare in un luogo che sembra sospeso nel tempo: ci troviamo di fronte a un agglomerato di case e casupole con scale e cortili, portici e loggiati, che ha l’aspetto di un incantevole borgo medievale. Gli edifici sono collegati da vicoli, stradine e piazzette lastricate alla maniera antica e tra le tegole dei tetti è possibile scorgere non solo uccelli di terracotta: qui trovano riparo anche le civette, con le loro nidiate.  Inoltre all’interno del borgo trovano posto anche numerosi atelier artistici, spazi in cui respirare arte e dare libero sfogo alla creatività e alla sperimentazione. Attualmente il borgo ospita una ventina di questi atelier.
A curare oggi l’attività della Fornace Curti è Daria Curti che ne amministra anche il borgo circostante insieme al marito Alberto, ultimo discendente della famiglia Curti. L’idea del borgo quale connubio di artigianato e arte è venuta proprio a Alberto con l’obiettivo, nelle parole di Daria Curti, di “creare intorno alla preesistente fornace un luogo in cui gli artisti potessero lavorare, confrontarsi e realizzare le proprie opere, in piena libertà. Un luogo di sperimentazione e di ispirazione.  Il Borgo vuole preservare l’antico sapere del produrre cotto lombardo e ne è divenuto custode essendo, purtroppo, l’ultima Fornace che segua tutta la filiera produttiva.”

In questo particolare momento storico con le sue incertezze, i cambiamenti imposti ai nostri ritmi quotidiani, la forma di artigianato di cui sono maestri alla Fornace Curti ha costituito per molti una scoperta e una valvola di sfogo. Infatti, citando sempre Daria Curti, “per lavorare la creta bisogna rispettare dei tempi di lavorazione, bisogna prendersi tutto il tempo che è necessario.” Questa pazienza e questa attenzione necessarie per realizzare forme in terracotta sono state per molti una possibilità di ridare forma al proprio tempo.

Visitare il borgo Curti ci regala un’esperienza impagabile, durante la quale tutti i nostri sensi vengono stimolati e che ci fa tornare a casa con una sensazione di incanto e stupore, come se tornassimo da un regno fatato.

La Fornace Curti si trova nella zona sud-ovest della città, ingresso via Tobagi 8, è aperta al pubblico, ovviamente nel rispetto delle norme anti covid19. Orari e giorni di apertura:
dal lunedì al Venerdì dalle 8:30 alle 12 e dalle 13 alle 17, il Sabato dalle 8:30 alle 12.

Sito ufficiale Fornace Curti

Pagina Facebook Fornace Curti

Lo stabilimento Branca


Fornace Curti, atelier

Fornace Curti, atelier

Fornace Curti, dettaglio scala

Fornace Curti, dettaglio scala

Fornace Curti, interno

Fornace Curti, interno

Fornace Curti, ambiente interno

Fornace Curti, ambiente interno

Fornace Curti, dettaglio

Fornace Curti, dettaglio