- Le mura di Milano
- Le mura romane
- Le mura medioevali – la cerchia dei Navigli
- Le mura spagnole – la cerchia dei Bastioni
Milano, una città di mura, porte e pusterle. Poche sono sopravvissute, ma fortunatamente ne possiamo averne un’idea attraverso preziosi lavori archeologici che hanno riportato alla luce le vestigia di un passato importante, aiutandoci a ricreare l’aspetto di Milano in epoche lontane. Inoltre la produzione letteraria e pittorica hanno fornito descrizioni utili per questo lavoro di scavo nelle memorie di una città: reperti e ricostruzioni che trasmettono un fascino antico, complici i colori delle vecchie litografie: gradazioni di ocra, sfumature di grigio, profili stilizzati. Grazie a questo patrimonio di memorie, possiamo immergerci nella storia: stuzzicando la nostra immaginazione, quelle ricostruzioni e quelle immagini arrivano ad assumere tridimensionalità, ad animarsi. Possiamo arrivare quasi ad avere l’impressione di sentire gli zoccoli dei cavalli sul selciato, i passi dei cittadini dell’antica Milano, magari su quel pavé che ancora sopravvive in poche strade, in pezzi di strade di Milano (come in un tratto di via Palestro, anche se a breve verrà smantellato).
Milano città di porte e pusterle quindi. Ma vediamo velocemente cosa e come fossero tali aperture nella cinta muraria della città. Sia le porte che le pusterle rispondevano a scopi precisi e la loro struttura rispondeva a tali esigenze differenziate. Le porte si aprivano sulle vie principali e di norma erano dotate di due fornici affiancati da torri: chiuse in alto, erano ad uso dei difensori. Invece le pusterle si aprivano sulle vie secondarie, dotate di un solo fornice chiuso da cancelli o saracinesche ferrate. Cosa sia un fornice ce lo spiega l’Enciclopedia Treccani: “In architettura, genericamente, grande apertura che in antichi edifici e in monumenti (porte urbiche, archi trionfali, acquedotti, ecc.) è destinata al pubblico transito. Costruzione arcuata, atta a sorreggere o coprire qualsiasi ambiente o spazio: significa tanto l’arco quanto la vòlta formata di parecchi archi. Gli scrittori latini usano fornix per tutti gli archi, a qualunque uso destinati: archi di sostegno, arcate di acquedotti, archi di trionfo. Il significato si estese quindi all’ambiente coperto dal fornice, indicando così: passaggi coperti a vòlta nelle mura o nelle torri di piazze fortificate.”
Le mura di Milano
In primo luogo cominciamo con il raccontarle, queste mura di Milano. Usiamo il plurale perché nella sua storia Milano ha avuto tre tipi di fortificazioni murarie, diverse a seconda dell’epoca storica in cui furono erette: romane, medioevali e spagnole. Le tracce delle tre serie murarie sono ancora leggibili nell’impianto urbanistico della città: infatti il termine Cerchia dei Navigli designa la circonvallazione realizzata dove un tempo si trovava la Fossa Interna dei Navigli antistante le mura medioevali (ricordiamoci sempre che il Naviglio era in passato navigabile ed è stato ricoperto fra le due guerre mondiali) mentre il termine cerchia dei bastioni indica la circonvallazione realizzata sul tracciato della cinta muraria dell’epoca spagnola.
cinta romana (III-IV sec.) | cinta medioevale (dei Navigli, XII sec.) | cinta spagnola (dei Bastioni, XVI sec.) |
Romana | Romana | Romana Vigentina Lodovica |
Ticinensis | Ticinese | Ticinese |
Vercellina | Vercellina | Vercellina |
Comacina | Comasina | Comasina (Garibaldi) |
Nova | Nuova | Nuova |
Argentea | Renza | Orientale (Venezia) |
Tonsa | Tosa | Tosa(Vittoria) |
Le mura romane
La prima cinta muraria, eretta nel corso l’età cesariana (I secolo A. C.) e poi ampliata durante l’età augustea (44 a.C. – 14 d.C.) per far fronte all’espansione della città. Il suo percorso aveva una lunghezza di circa 3,5 Km, andando a definire un perimetro a forma di poligono irregolare. Rimane invece incerta l’altezza di queste prime mura: è stato ipotizzato fosse intorno ai 7/9 metri, sulla base del confronto con monumenti dello stesso periodo. La costruzione di questa prima cinta muraria aveva un valore più che altro simbolico: Milano era infatti lontana dai teatri di battaglia e di conseguenza non necessitava di un’importante opera di fortificazione. Quindi le mura, con il loro fossato antistante alimentato dal fiume Seveso, sono servite a rafforzare l’immagine di Milano come agglomerato urbano, fungendo da limite monumentale tra la città e la campagna circostante. Lungo la cinta muraria si aprivano, in corrispondenza delle principali vie di comunicazione sia porte principali sia pusterle. In virtù di indagini archeologiche che si sono susseguite dalla fine dell’Ottocento sono riemersi vari tratti felle mura massimianee (fine III – inizi IV sec. d.C.). Tali mura erano fornite di torri quadrangolari e poligonali, di pusterle e porte, aperte lungo l’ampliamento orientale della cerchia, in asse con le precedenti porte e anch’essa in corrispondenza dei principali assi viari quali l’attuale via Manzoni e corso Vittorio Emanuele, alla fine del quale era una porta citata nel IX secolo come Porta Argentea (o Argenta). Nell’attuale piazza Fontana era invece posizionata una pusterla, nota nel Medioevo come pusterla di Santo Stefano, della quale era ancora visibile un basamento negli anni Venti del Novecento. Purtroppo di questo complesso di porte la sola testimonianza giunta fino ai nostri giorni è la torre di porta Ticinese, conosciuta anche come torre dei Malsani e in epoca spagnola ribattezzata Porta Cicca (qui un approfondimento su Porta Cicca). Le altre sei erano: Romana, Ticinensis, Vercellina, Comacina, Nova, Argentea, Tonsa. Come vedremo in seguito, da queste porte romane sono derivate le attuali porte come le conosciamo oggi, ovviamente modificate nel corso delle due importanti opere di ristrutturazione.
- Porta Comasina: si apriva sull’attuale via Dell’Orso e da essa partivano la via Regina che portava appunto a Como e la via Mediolanum-Bellasium che conduceva a Bellagio
- Porta Argentea: possiamo considerarla il cuore della cinta muraria in quanto corrispondeva alla Porta Decumana dell’originario accampamento militare romano che diede poi origine al centro abitato dell’antica Mediolanum. La Porta Argentea si apriva sull’attuale via Manzoni e da essa partivano verso oriente la via Gallica che conduceva a Verona attraversando Bergamo e Brescia e la via Mediolanum-Brixia, che conduceva a Brescia attraversando Cassano d’Adda.
- Porta Romana: costituiva la porta imperiale, si apriva al centro dell’attuale piazza Medaglie d’Oro, allo sbocco di corso di Porta Romana e da essa partiva la via Emilia che conduceva a Roma attraversando Piacenza.
- Porta Ticinensis : si apriva sull’attuale largo Carrobbio e da essa partiva la via che conduceva a Pavia.
- Porta Tonsa: si apriva sull’attuale via Rastrelli e da essa partiva la via Regina verso il porto fluviale di Cremona. Infatti la particolarità di questa porta era di trovarsi nei pressi del porto fluviale di Milano (strano vero?), da cui il nome Tonsa, in latino, appunto, remo.
- Porta Vercellina: si apriva dove oggi sorge la chiesa di Santa Maria alla Porta (e adesso si spiega anche il motivo del nome di tale edificio sacro) e da essa partivano la via Gallica, che conduceva a Augusta Taurinorum (Torino) passando da Vercelli e la via delle Gallie, che conduceva verso Augusta Prætoria (Aosta) e da qui nelle Gallie spagnole.
Infine la porta Jovia (Giovia), aggiunta successivamente: si apriva dove oggi ha sede il teatro Dal Verme in Via S. Giovanni sul Muro e dedicata all’imperatore Diocleziano, di cui Giova era appunto l’epiteto. Da qui partivano la via Severiana Augusta, che portava al Lago Maggiore e al passo del Sempione e la via Mediolanum-Bilitio, che portava a Lugano passando da Varese.
Come abbiamo detto, le mura romane subirono diverse modifiche già a partire dall’ VIII secolo d. C. quando chiese e monasteri, come il Monastero Maggiore (oggi sede del Museo Archeologico), si addossarono alle mura, sfruttandone le strutture portanti: ne sono testimonianza i nomi di chiese giunte fino a noi, come la già citata Santa Maria alla Porta di Porta Vercellina. Inoltre l’avvento di Ludovico Barbarossa e il lungo assedio che ne derivò nel 1162 danneggiarono in modo irreparabile le mura romane. Fortunatamente i preziosi lavori archeologici hanno permesso il ritrovamento di alcuni tratti della prima cerchia muraria di Milano: visibili in via San Vito ,nei pressi di piazza Vetra (in questo caso un tratto di mura è integrato con altri edifici) e in via del Lauro 7 (dintorni Teatro alla Scala).
Un altro sperone di muro è visibile in largo Carrobbio 4. Infine presso il Civico Museo Archeologico di corso Magenta è visibile l’unica torre poligonale sopravvissuta, alta 16,60 metri, con 24 lati e circolare all’interno. La torre è comunemente detta di Massimiano ma è conosciuta anche come “torre di Ansperto”, poiché la tradizione milanese indicava il vescovo di Milano, Ansperto da Biassono (869-881), come il costruttore o il restauratore della struttura.
tratto romano largo Carrobbio Torre Ansperto
Le mura medioevali – la cinta dei navigli, XII secolo
La costruzione delle mura in epoca medioevale si rese necessaria dopo l’assedio subito dalla città ad opera del Barbarossa nel 1162. Quindi a partire dal 1171 venne realizzato un sistema difensivo più solido e all’avanguardia: le porte in legno vennero sostituite con porte più robuste e venne anche rifatta l’intera cinta muraria lungo la cerchia dei navigli. La nuova cinta era di forma circolare e diede un particolare e duraturo assetto all’impianto urbanistico della città: come abbiamo detto in precedenza, il nuovo fossato verrà reso più profondo nel corso secoli andando a creare la Cerchia dei Navigli, ben visibile ancora negli anni venti del XX secolo. Alle porte preesistenti va aggiunta la già citata Porta Giovia, che sarebbe definitivamente scomparsa con la costruzione del moderno Castello Sforzesco. Le porte lungo i Navigli erano otto ma a oggi ne restano soltanto tre, tutte più volte ristrutturate: Porta Ticinese, Porta Nuova e la pusterla di Sant’Ambrogio. Anche di queste mura abbiamo poche tracce sopravvissute alle demolizioni avvenute tra il 1600 e il 1800: Porta Nuova in Piazza Cavour e Porta Ticinese all’inizio di Corso di Porta Ticinese. L’accesso In alla città avveniva attraverso le porte principali che corrispondevano agli accessi alla piazza dei Mercanti (l’antico centro), per cui la città risultava divisa in zone, i sestieri, ciascuno denominato col nome della porta più vicina. Inoltre alle porte principali si affiancavano dodici o tredici porte minori, le cosiddette pusterle. I sestieri erano aree di origine feudale e comunale, evoluzioni della più antica “regia” di epoca romana e ogni sestriere era ulteriormente suddiviso in contrade, dando così origine a un piccolo mondo a parte, caratterizzato da tradizioni e modi di vivere propri, da un proprio stendardo e da una differente sfumatura dialettale. I sestieri con le relative porte erano così suddivisi:
- Porta Ticinese: situata all’incrocio del corso omonimo con le vie Molino delle Armi e via De Amicis, Sopravvissuta fino a oggi, era l’unica dotata di un solo fornice. il suo stemma era uno sgabello rosso su fondo bianco.
- Porta Romana: tra la Besana, San Celso in Corso Italia e via Torino, in origine ornata da 4 torri, di cui ne sopravvive solo una visibile all’angolo tra Corso Italia e Francesco Sforza. Il suo stemma era completamente rosso. Porta Romana è stata riconvertita nel 2010 in struttura termale, con la creazione delle Terme di Milano.
- Porta Orientale: posta a metà dell’odierno corso Venezia all’ incrocio tra via Senato, via San Damiano e corso Venezia, il sestriere andava da S. Andrea fino alla Guastalla e il suo stemma era un leone rampante su sfondo bianco.
- Porta Nuova: allo sbocco di via Manzoni (attualmente di fronte al Pronto Soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli), il suo stemma era composto da quattro quadri bianchi e neri alternati.
- Porta Vercellina: lungo l’attuale corso Magenta all’incrocio con via Carducci e via De Amicis e il suo stemma era rosso nella parte superiore e bianco in quella inferiore.
- Porta Comasina: oggi Porta Garibaldi, il suo stemma era a quadretti bianchi e rossi.
A queste porte vanno aggiunte:
- Porta Giovia: collocata in uno spazio all’interno del successivo Castello Sforzesco, sorgeva contrapposta a Porta Romana.
- Porta Lodovica: fatta aprire 1486 da Lodovico il Moro per facilitare l’accesso dei pellegrini alla vicina Chiesa di santa Maria dei Miracoli (o presso san Celso).
Per quanto riguarda le pusterle, erano così divise:
- Pusterla Monforte, di fronte all’attuale corso Monforte.
- Pusterla di Santo Stefano, nei pressi della chiesa omonima in Piazza Santo Stefano.
- Pusterla del Bottonuto in via Francesco Sforza nei pressi dei Giardini della Guastalla.
- Pusterla di Sant’Eufemia in corso Italia.
- Pusterla di San Lorenzo, portava nei pressi della Basilica di San Lorenzo in piazza Vetra.
- Pusterla dei Fabbri, deve il suo nome all’attività del quartiere dove immetteva, alla fine di via Cesare Correnti nello slargo sulla via De Amicis. Questa pusterla è stata strenuamente difesa dalla demolizione avvenuta nel 1900, nonostante l’opposizione dell’architetto Luca Beltrami. Alcune sue parti sono conservate al museo del Castello mentre una statua d’epoca romana che la ornava è ora alla Pinacoteca Ambrosiana.
- Pusterla di Sant’Ambrogio. È un caso anomalo di pusterla in quanto presenta doppio fornice e un’imponenza degna di una porta maggiore. Tale particolarità sembrerebbe essere dovuta alla sua vicinanza con le Basiliche di sant’Ambrogio e di san Vittore. Quella attualmente visibile è una ricostruzione moderna totalmente fedele all’originale sia nelle forme sia nei materiali impiegati, in parte originali e in parte provenienti da edifici coevi demoliti.
- Pusterla delle Azze. Il nome deriva probabilmente da “acciaioli”, “asce” in quanto dava su un borgo noto appunto per la fabbricazione di armi. Fu poi inglobata nel castello Sforzesco.
- Pusterla Beatrice. Era alla fine di via Brera all’inizio con via Solferino.
- Pusterla di Borgo Nuovo. Alla fine di via Sant’Andrea.
- Pusterla Nuova. Era situata nei pressi di Porta Nuova
Oltre ai pochi resti sopravvissuti, abbiamo delle ricostruzioni delle mura medioevali, basate su frammenti letterari e incisioni dell’epoca. Tra le opere letterarie degne di rilievo va ricordata la opera De Magnalibus Mediolani di Bonvesin de la Riva (1288) che così descrive la nuova cinta muraria: “Un fossato di sorprendente bellezza e larghezza circonda questa città da ogni parte e contiene non una palude o uno stagno putrido, ma l’acqua viva delle fonti, popolata di pesci e di gamberi. Esso corre tra un terrapieno all’interno e un mirabile muro all’esterno”. Invece per quanto riguarda i resti veri e proprio, in via San Damiano, nei pressi della basilica di San Babila, è ancora presente un tratto delle mura medioevali: per la precisione si trova metà tra corso Venezia e corso Monforte, nei pressi di un giardino di cui costituisce parte del muro di cinta.
Tratto di mura medioevale in via San Damiano Tratto di mura medioevale in via San Damiano
Le mura spagnole – la cerchia dei Bastioni
Innalzate lungo la circonvallazione interna tra il 1548 e il 1562 per volere di Ferrante I Gonzaga, governatore della città all’epoca della dominazione spagnola (appunto). Una volta terminate si estendevano per quasi 11 chilometri, andando così a costituire il sistema di mura più esteso d’Europa per quell’epoca. Purtroppo le porte vennero rimodellate, anche in modo importante, durante l’epoca napoleonica nei primi dell’800, seguendo il gusto neoclassico imperante. L’unica porta a non essere toccata da questi interventi fu Porta Romana ritenuta già di per sé dotata di un aspetto monumentale. Inizialmente i nomi rimasero gli stessi ma con il passare del tempo si provvide a ribattezzarle per celebrare importanti eventi storici. Inoltre sempre in quest’epoca si iniziò a denotare con il termine “bastioni” i tratti compresi tra le varie porte: ad esempio i “Bastioni di Porta Orientale” era il tratto compreso tra Porta Orientale e Porta Nuova mentre i “Bastioni di Porta Nuova” indicavano il tratto compreso tra Porta Nuova a Porta Comasina. Nel 1750, quando ormai le mura avevano perso il loro carattere militare, vennero adibite a passeggiata pubblica, rendendone accessibile la sommità che fu dotata di panchine e viali alberati. Nel complesso le mura diventarono quindi un punto panoramico, da dove i milanesi potevano ammirare il Duomo, arrivando a spingere lo sguardo lungo la campagna circostante, fino alle Alpi. Inoltre tra 1783 e il 1786 il famoso architetto Giuseppe Marini (villa Reale di Monza, Palazzo Belgioioso) arrivò a creare un vero e proprio giardino pensile nei tratti adiacenti a Porta Romana, Porta Ticinese e Porta Vercellina. Nell’anno 1796 si contavano in tutto dodici porte, le 6 principali già citate a cui si aggiunsero inizialmente 4 porte succursali:
- Porta Tenaglia: si apriva sull’attuale piazza Lega Lombarda, esattamente nei pressi dell’attuale Porta Volta, succursale del Castello Sforzesco, demolita nel 1571.
- Porta Tosa spagnola: a est della città, succursale di Porta Orientale, ribattezzata Porta Vittoria subito dopo l’Unità d’Italia.
- Porta Vigentina, a sud della città, succursale di Porta Romana.
- Porta Lodovica, in piazzale Porta Lodovica, succursale di Porta Ticinese.
Infine in seguito alla crescita dei commerci, si rese necessaria l’apertura di altre porte nel XIX secolo:
- Porta Sempione, situata dove in epoca medievale esisteva Porta Giovia e corrispondente al moderno Arco della Pace. Risale all’epoca napoleonica e rappresenta l’asse di maggiore innovazione urbanistica di quel periodo, con l’intento di unire metaforicamente Milano a Parigi.
- Barriera Principe Umberto, dava accesso alla vecchia stazione di Milano Centrale, demolita nel 1931 per far posto all’odierna stazione Centrale.
- Porta Genova (ex porta Comasina): dava accesso alla stazione di Porta Ticinese, ora stazione di Milano Porta Genova. Una delle porte ancora visibili, caratterizzata dalla presenza di un arco neoclassico, deve il suo nome attuale in memoria dell’ingresso a Milano di Giuseppe Garibaldi.
- Porta Volta: realizzata per consentire una comunicazione più diretta fra la città, il nuovo cimitero monumentale e la nuova strada Comasina (attuale via Carlo Farini).
- Porta Monforte, ultima porta realizzata a Milano.
Porta Garibaldi, come appariva Porta Volta, come appariva vecchi bastioni di Porta Venezia
Purtroppo le mura vennero considerate d’intralcio allo sviluppo urbano della città e furono progressivamente demolite: poche si salvarono conservando qualche sentore degli antichi splendori. Tra le meglio conservate, quelle dei Bastioni di Porta Venezia mantengono l’aspetto originale di passeggiata alberata, anche se costeggiate da un viale decisamente trafficato. Ma per fortuna, addossato ai Bastioni, respira uno dei polmoni verdi di Milano: i giardini Indro Montanelli, meglio conosciuti come il giardino di Porta Venezia, un’oasi di verde che ospita al suo interno il Museo di Scienze Naturali e il Planetario.
I bastioni di Porta Venezia oggi I bastioni di Porta Venezia in passato I bastioni di Porta Venezia in passato