Le basiliche di Milano sono numerose e costituiscono dei veri e propri gioielli architettonici. Facciamo delle piccole tappe per conoscerle meglio, per stuzzicare la curiosità e invogliare una visita: oltretutto molte sono situate in zone centrali o in zone in cui capita frequentemente di recarsi per i più svariati motivi. La prima fermata di questo tour virtuale è in piena zona centrale, nelle adiacenze del Duomo.
Iniziamo questo viaggio tra basiliche con quella che è ritenuta una delle chiese più belle della città, un vero e proprio tesoro architettonico e pittorico: la chiesa di Sant’Eufemia. Situata nel centro storico di Milano, lungo corso Italia, venne edificata tra il 472 e il 475 dal vescovo San Senatore da Settala che riportò in città le reliquie di Santa Eufemia provenienti da Calcedonia (una città della Bitinia, sulla costa asiatica del Bosforo di fronte a Bisanzio). Proprio nella basilica sono conservate le spoglie del Vescovo. Nei secoli successivi alla sua fondazione, la chiesa di Sant’Eufemia fu sottoposta a diversi interventi di ampliamento (caratteristica questa comune alla maggior parte delle basiliche italiane) che le conferirono un aspetto particolare: infatti, mentre l’esterno presenta un’architettura neoromanica, l’interno è caratterizzato da uno stile neogotico. Il primo di tali interventi fu realizzato nel XIII secolo quando sulle fondazioni della basilica paleocristiana venne appunto edificata la basilica romana. Di questo primo intervento è oggi riconoscibile l’impianto a tre navate ed i voltini nelle prime due campate e ai lati dell’arco trionfale, oltre all’abside con relativa volta a tutto sesto. Successivamente, nel XV secolo, vennero aggiunte le cappelle gentilizie sul lato sinistro mentre nel corso del XIX secolo si intervenne in modo drastico per ampliare la basilica adattandola alle esigenze di una città in rapida crescita. Queste ultime opere interessarono diversi elementi, modificando l’aspetto originario della basilica, sostanziandosi nei modi seguenti: • rifacimento delle volte del coro e del presbiterio con l’introduzione di archi e finestre in stile gotico • demolizione dei sei pilastri che definivano le tre navate, costruzione di quattro grandi pilastri ai vertici dell’aula così ricavata e costruzione di arco e contro-arco trionfale • sopraelevazione di tutta l’aula centrale con copertura per mezzo di volte a raggera e apertura di finestre anch’esse in stile gotico • prolungamento di una campata in continuazione dell’edificio verso la piazza Inoltre anche la facciata originaria fu rivestita in cotto e pietra di Vicenza e preceduta da un portico a tre arcate con mosaici che riproducono affreschi staccati dalla chiesa. Ma è soprattutto l’interno a destare un’inaspettata meraviglia, rendendo così questa chiesa diversa dalla altre basiliche: infatti, una volta entrati, veniamo sommersi da una profusione di blu sulla volta, da decorazioni pittoriche, da importanti opere scultoree tra cui la Tomba Brasca di Cristoforo Solari e lo stupendo organo a canne, realizzato nel 1909 da Natale Balbiani. Un’ultima curiosità prima di lasciare la chiesa di Sant’Eufemia alla volta di altre basiliche: la sua ottima acustica ha permesso a Maria Callas di registrare nel 1953 “La Cavalleria Rusticana” e “I Puritani” e nel 1957 “La sonnambula”.
Una tra le chiese più belle di Milano, espressione dell’architettura barocca: ecco il Santuario di San Giuseppe, in zona Brera. I lavori di costruzione su progetto dell’architetto Francesco Maria Richini iniziarono nel 1608: la prima inaugurazione è del 1616 mentre il termine dei lavori data al 1640. Si tratta di un gioiello prezioso in quanto una delle poche basiliche che sia riuscita a conservare il proprio aspetto originario sia nell’architettura sia nel corredo pittorico. Ma è un’altra la peculiarità di questa chiesa, che la rende un monumento alla precisione e al fascino della geometria: su una pianta ottagonale sono state infatti ideate una serie di trovate architettoniche allo scopo di disorientare lo sguardo dei visitatori. Già solo la pianta della basilica ne giustificherebbe la visita: si basa sulla successione di due piante centrali, una corrispondente all’aula per i fedeli, l’altra al presbiterio. In particolar modo è la prima a richiamare l’attenzione, confondendo il nostro sguardo: si tratta infatti della trasformazione di uno spazio quadrato in uno ottagonale, trasformazione ottenuta aggiungendo robusti pilastri angolari delimitati da imponenti colonne che sporgono dalla muratura. I pilastri sono poi alleggeriti da nicchie e coretti che hanno anche la funzione di farli percepire più come pareti che come pilastri. In questo modo quello che si percepisce è uno spazio ottagonale mentre in realtà, come abbiamo visto, lo spazio nell’ordine inferiore è rettangolare. L’effetto è talmente evidente da dare l’impressione di un corpo ottagonale incastrato in una base quadrata, impressione accresciuta sia dalla simmetria ottagonale della cupola sia dal pavimento in marmo realizzato a spicchi e con il centro posto in corrispondenza del teorico spazio ottagonale. La tecnica geometrica è stata applicata anche al presbiterio: infatti la sua struttura è quadrata ma le dimensioni paragonabili a quelle dell’aula principale e la presenza di cappelle laterali aumentano ulteriormente l’impressione di trovarsi in una chiesa a pianta completamente rettangolare. Inoltre l’interno della chiesa presenta un gioco di luce-ombra dalle forti valenze simboliche (simbolismo che è un tratto tipico delle basiliche): infatti mentre la parte superiore risulta particolarmente luminosa grazie al passaggio di luce dalla lanterna posizionata sulla cupola, la parte inferiore è invece immersa nell’ombra, raffigurando in questo modo la differenziazione tra la sfera terrena preda dell’oscurità e la sfera celeste inondata di luce. Ma siamo irrimediabilmente richiamati a questa nostra sfera terrestre dal meraviglioso pavimento “de marmi mandolati di bianco e di nero”, che con il suo andamento concentrico contribuisce ulteriormente all’effetto di rotazione spaziale. Siamo insomma di fronte a un capolavoro dell’ingegno umano, che ci sfida con le sue illusioni ottiche, un po’come accade con Santa Maria presso San Satiro il capolavoro di Bramante. Nel complesso la chiesa appare severamente sontuosa, anche per la presenza di molti toni di grigio, presenza smorzata dai capolavori pittorici ospitati nelle sue cappelle laterali. Infatti ogni altare laterale presenta una grande pala, ognuna realizzata realizzati da importanti artisti dell’epoca: abbiamo così la Morte di San Giuseppe, di Giulio Cesare Procaccini (altare laterale principale destro), lo Sposalizio della Vergine di Giovan Battista Crespi detto il Ceranino (altare laterale principale sinistro), la Fuga in Egitto di Andrea Lanzani (altare laterale secondario destro) e infine la Predica del Battista di Stefano Doneda detto il Montalto (altare laterale secondario sinistro). Anche questa basilica ha avuto una storia travagliata, comune a molte sue basiliche consorelle: soppressa in seguito alle riforme giuseppine del 1784, rimase chiusa al culto fino al 1809, quando venne riaperto quale sussidiaria della vicina parrocchia di Santa Maria del Carmine. Nel 1878 la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde ha acquistato il terreno con annessa basilica per costruire l’adiacente sede storica della Ca’ de Sass, terreno successivamente venduto a Intesa Sanpaolo con la clausola, tra le altre, di mantenere la basilica aperta al culto, curandone la manutenzione. Proprio a questo proposito la Fondazione Sanpaolo ha promosso una serie di interventi di restauro delle pale d’altare.