Fernet Branca, via Resegone 2, al confine con la Bovisa, fra Viale Jenner e Viale Lancetti: è questo l’indirizzo in cui ha sede uno storico opificio lombardo. Stiamo parlando dello stabilimento del Fernet Branca, che dalla fine dell’800 accompagna la vita di Milano e non solo da, caratterizzandosi come una delle eccellenze della nostra città (abbiamo parlato qui di un’altra eccellenza milanese).

  1. Lo stabilimento
  2. La storia
  3. Le cantine
  4. Il museo Branca
  5. Approfondimenti

Lo stabilimento

Lo stabilimento occupa una vasta area, estendendosi per oltre 23.000 mq fra l’attuale Viale Jenner e Viale Lancetti: un’area che agli inizi del ‘900 era uno dei Corpi Santi di Milano e che ora è diventata importante snodo di traffico, di idee e di modernità. L’edificio dall’architettura tipica di inizio Novecento, elegante in maniera sobria: solo una scritta in rilievo su un lato ci rivela la sua natura.

La costruzione di questa vera e propria cittadella avvenne tra il 1908 e il 1913, ospitando al suo interno non solo la fabbrica vera e propria ma anche una grande scuderia e rimessa con i cavalli utilizzati per il trasporto su carri delle botti e delle casse, la falegnameria per le attrezzature e la realizzazione delle botti affidati a bottai e esperti mastri d’ascia, i magazzini per gli approvvigionamenti di spezie ed erbe.

Una parte importante, se non il cuore dello stabilimento, era ed è tuttora, dedicato al laboratorio per il controllo di qualità e per le analisi delle erbe ma soprattutto alla maturazione e all’invecchiamento dei liquori nelle botti.

Le spezie del Fernet

Inoltre, tra gli spazi del complesso, trovavano posto anche attività dedicate al sostentamento e al tempo libero dei lavoratori come orti, una sartoria, e soprattutto il famoso locale per il dopolavoro rimasto in attività fino alla fine degli anni Settanta e che ha visto il debutto di importanti personaggi della musica italiana come Wilma De Angelis e Adriano Celentano.
La fabbrica di via Resegone è ancora il vero e proprio quartier generale dell’azienda, una delle poche a mantenere un’unità produttiva nella città di Milano: l’intera fase di produzione infatti (a parte la distillazione dell’alcool, per motivi di sicurezza) avviene ancora qui, immettendo sul mercato più di 10 milioni di bottiglie all’anno. Neanche i bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno fermato lo stabilimento che, pur colpito nelle le linee di imbottigliamento, è riuscito a portare avanti le attività di sostentamento per dipendenti e abitanti della zona.

La storia

La storia del Fernet Branca inizia prima del 1910. Infatti correva l’anno 1845 quando lo speziale Bernardino Branca creò la miscela alla base dell’amaro Fernet. C’è una piccola dose di leggenda in questa origine: voci non confermate affermano infatti che la creazione dell’amaro fosse frutto della collaborazione con un medico svedese chiamato Fernet. Vera o meno che sia questa parte della storia, l’amaro venduto in primo luogo come elisir per combattere il colera, diventò con il tempo un successo mondiale al punto da portare Branca a spostare la produzione nel primo stabilimento della famiglia in viale di Porta Nuova, con 300 persone alle sue dipendenze. La doppia anima del liquore, contemporaneamente medicamento e digestivo, diventa l’arma vincente del Fernet: durante il proibizionismo americano fu infatti uno dei pochi liquori ad essere ammesso nel paese e venduto come medicinale nelle farmacie, così come nella cultura araba e mediorientale. Alla base di questo trionfo c’è una miscela speciale di 27 spezie provenienti a ogni angolo del mondo: tra queste l’aloe ferox dal Sud Africa, che ha funzioni disinfettanti, la china (che veniva usata contro il colera), il rabarbaro cinese, la genziana dalla Francia, lo zafferano dall’Iran, la centaurea, la mirra, la resina, la camomilla. Rimangono invece segreti i modi, i tempi e le temperature di estrazione delle essenze. Inoltre 5 delle 27 spezie vengono pesate e miscelate direttamente da un membro della famiglia Branca, che mantiene il segreto di tale dosaggio. La formulazione originale non è cambiata nel corso degli anni a parte l’abbassamento della gradazione alcolica, passata a 39°rispetto a quella iniziale, ben più elevata. Il successo fu tale da permettere al marchio Branco di acquisire altri marchi: la Grappa Candolini, la Carpano di Torino, produttrice del Vermut Carpano e del Punt e Mes, per finire nel 2000 con l’acquisizione del celebre Caffè Borghetti.

Le cantine

Più di 800 botti di rovere di Slavonia sono ospitate in spazi talmente ampi a costringere gli addetti ad utilizzare le biciclette per coprire le distanze. Il posto d’onore è assegnato alla Botte Madre, il cui mantenimento è simile a quello richiesto per mantenere in vita il lievito madre. Si tratta della più grande botte d’Europa: 6 metri di diametro per 6 e una capacità di 84.000 litri, costruita nel 1892 all’interno della prima sede poi, nel 1910 smontata e ricostruita in due mesi nell’attuale posizione. Tra le sue assi invecchia il brandy Stravecchio e da quel 1910 non è mai stata svuotata: a ogni ciclo, infatti, viene lasciato un terzo del contenuto, poi rabboccato con il brandy nuovo. In questo modo si ha una riserva perpetua, da cui attingono le restanti botti. Dalla botte madre dipende quindi la vita di tutte le restanti botti: non per nulla viene costantemente monitorata dai dipendenti della distilleria. Ogni tre anni, dopo essere invecchiato, il liquore è pronto per essere distribuito sul mercato e le botti in vengono svuotate per fare posto a un nuovo ciclo di invecchiamento. Sulla botte madre trovano posto l’antica botticella utilizzata dal fondatore Bernardino Branca e una rara fibra vegetale usata da sempre per suturare le piccole fessure che si creano nel legno della Botte Madre.

Il museo Branca

All’interno degli spazi della fabbrica è stato approntato il Museo Branca che ospita la collezione omonima dedicata interamente al lavoro produttivo e comunicativo dell’azienda: un viaggio nella storia di questo prodotto, tra le campagne pubblicitarie che hanno fatto storia e l’area “erboristeria”, il laboratorio chimico per la qualità e l’analisi delle erbe. Lungo gli spazi espositivi si susseguono i materiali pubblicitari per cui l’azienda è altrettanto famosa: si va dalle più classiche foto d’epoca, passando per i documenti d’archivio, ai rari poster in lingua per la promozione estera in una successione di stili delle diverse epoche. Tra tutti questi materiali il più emblematico rimane quello creato dall’illustratore Leopold Metlicovitz diventato logo dell’azienda: un globo terracqueo sorvolato da un’aquila che tiene tra i suoi artigli la bottiglia di Fernet-Branca, depositandola in ogni parte del globo per simboleggiare la fama del liquore in tutto il mondo.

Approfondimenti

Sito ufficiale Museo Branca

Video di presentazione stabilimento Branca

Fernet Branca