Palazzo Arese Borromeo: benvenuti in un mondo incantato, impreziosito dai colori dei magnifici affreschi delle sue stanze e del parco che lo custodisce, vero e proprio polmone verde dell’abitato di Cesano Maderno. Questo e altro ci aspetta a Palazzo Arese Borromeo: quindi prepariamoci ed entriamo in questa che è una delle residenze gentilizie più sorprendenti del nostro territorio.
La storia
Un palazzo austero e superbo, nato come residenza di campagna in questa che era zona di villeggiatura, ambita dalla nobiltà e dall’aristocrazia milanese, ai margini del vecchio borgo medioevale di Cesano. Palazzo Arese Borromeo è un grandioso esempio dello stile barocco lombardo in cui l’eleganza delle forme esterne si fonde armoniosamente con lo sfarzo e la maestosità degli ambienti interni.
È il 1654 quando Bartolomeo III Arese decide la costruzione del suo palazzo, destinato a mutare profondamente la morfologia del borgo di Cesano e che diventerà un esempio iconico di dimora residenziale del XVII secolo. Bartolomeo III fu un personaggio chiave nel contesto politico e amministrativo della Milano spagnola del pieno Seicento. Rampollo di un a famiglia di funzionari e giuristi che, a partire dal XIV secolo, si era sempre distinta per i servigi resi ai potenti dell’epoca: fu infatti prima al servizio dei Visconti, quindi degli Sforza per poi passare con Bartolomeo II (1508- 1562) al servizio della monarchia spagnola. Bartolomeo III fu presidente del Senato dal 1660 fino alla morte e nel 1643 legò la sua casata con quella dei Borromeo, sposando la vedova di Cesare Visconti Borromeo, Lucrezia Omodei.
disegno di Palazzo Arese Borromeo
I progetti per l’edificazione di Palazzo Arese Borromeo, che presenta un impianto planimetrico a corte chiusa e una serie di cortili di servizio di minore dimensione, furono affidati a Francesco Borromini nato Francesco Castelli e a Gerolamo Quadrio (architetto capo della Fabbrica del Duomo e della cappella Arese nella Chiesa di San Vittore al Corpo): i tratti caratteristici dello stile di questi due grandi maestri sono evidenti in varie parti di Palazzo Arese Borromeo. Infatti i legami di Borromini con il mondo genovese e soprattutto i suoi rimandi alla cultura architettonica romana sono alla base dell’invenzione della loggia della coorte d’onore, elemento insolito per l’architettura lombarda, mentre il linguaggio moderatamente barocco caratteristico del Quadrio è ben visibile nell’impianto della cappella pubblica, in cui l’aula a ottagono irregolare si prolunga in un presbiterio quadrato.
Il procedere dei lavori per la costruzione di Palazzo Arese Borromeo ha fatto da specchio alla progressiva ascesa della famiglia Arese: sviluppato a partire da una delle torri difensive di Cesano, le cui mura sono visibili ancora oggi e che venne rimodellata sobriamente in forme barocche, vedrà infatti una serie di interventi di ampliamento per rendere il palazzo sempre più adeguato all’importanza del casato della famiglia. Tutti i lavori sono sempre stati eseguiti avendo cura di mantenere integra la fisionomia e la consistenza della struttura originaria del palazzo, che risulta così armonioso nelle sue forme definitive, pur alla presenza di accostamenti stilistici diversi, come il barocco e il rococò. Nel 1660 viene consacrata la cappella pubblica dedicata ai Santi Angeli Custodi e a Sant’Antonio da Padova mentre lavori architettonici vanno avanti almeno fino al 1663. Alla morte di Bartolomeo il palazzo passa in eredità alla figlia Giulia, le cui nozze con il conte Renato Borromeo rafforzano i legami tra le due famiglie che da questo momento in poi si troveranno accumunate nel nome, come testimonia il palazzo stesso.
L’occupazione austriaca coinciderà con un periodo di declino per Palazzo Arese Borromeo, che venne requisito e adibito a caserma per poi subire anni di incuria e abbandono successivi alla fine del conflitto. Dopo un breve periodo, sul finire del XIX secolo, durante il quale il palazzo tornò a nelle disponibilità della famiglia Arese Borromeo, venne definitivamente abbandonato e lasciato preda di furti e danneggiamenti vandalici. Fortunatamente l’acquisto da parte dell’Amministrazione Comunale, nel 1987, ha permesso a Palazzo Arese Borromeo di tornare a splendere, permettendoci di ammirare la bellezza di un vero e proprio tesoro dell’architettura gentilizia lombarda. Oggi il Palazzo è adibito a sede di esposizioni temporanee e di eventi culturali ed è oggetto, nei fine settimana, di periodiche visite guidate.
Il palazzo
Palazzo Arese Borromeo è stato edificato concependolo in rapporto dialettico con lo spazio civico del borgo al quale è unito da un’ampia struttura ad emiciclo, piazza esedra, che funge da collegamento tra la villa e il paese. La facciata principale si manifesta rigorosa nelle linee e nelle forme, priva di decorazioni, quasi a voler fare a contrasto allo splendore dei suoi interni: ambienti lussuosi e riccamente decorati, che conservano capolavori dell’arte pittorica di maestri quali Ercole Procaccini il Giovane, il Montalto e Giovanni Ghisolfi. Attraversiamo quindi la piazza per raggiungere il palazzo ma attardiamoci ad ammirare le due ali della recinzione che appaiono decorate con elementi in cotto, pinnacoli decorativi in pietra artificiale, lesene e nicchie di ordine rustico. Due fontane abbelliscono ulteriormente lo spazio, facendo risaltare ulteriormente lo splendore della facciata di palazzo Arese Borromeo.
Dopo aver ammirato questo che possiamo considerare il preludio alle bellezze che ci attendono, attraversiamo il doppio porticato che permette di accedere alla corte nobile a forma quadrangolare. Una volta entrati nella corte il nostro sguardo non può non venire rapito dalla delicata e leggera loggia alla genovese del piano nobile dalle sottili colonne doriche che filtrano la luce e i colori dell’incantevole scena che si scorge dappresso poco oltre: il panorama mozzafiato del parco, che si estende per quasi un chilometro e costituisce uno scenografico esempio di giardino all’italiana.
palazzo Arese Borromeo: la corte nobile
La loggia alla genovese Dettaglio della loggia
Gli spazi di Palazzo Arese Borromeo sono organizzati in quartieri, mantenendo quindi l’armonia delle forme e dell’organizzazione razionale degli ambienti: ai lati dell’ingresso i locali di servizio, le scuderie e le rimesse per le carrozze nell’ala sud del cortile, mentre nell’ala nord il vestibolo che immette agli ambienti di parata e ricevimento del pianterreno e al grande scalone che porta al piano nobile.
Palazzo Arese Borromeo dall’alto
Il piano terra ci accoglie con soffitti a volta, con cornici a stucco e medaglioni affrescati a tema mitologico. Le sale di rappresentanza occupano il lato est del pianterreno e sono precedute dal portico dei Cesari. Tra queste, di particolare rilevanza è la Sala dell’Aurora che, con la sua posizione strategica proprio al centro dell’ala di massima rappresentanza funge da raccordo tra interni ed esterni, andando a costituire il vertice di un articolato apparato iconografico che unisce in modo mirabile i temi della mitologia classica con quelli della cultura biblico-giudaica e politico-sociale del Seicento. La Sala dell’Aurora è infatti riccamente decorata con dipinti di Giovanni Stefano Doneda detto il Montalto e Mattia Bortoloni e presenta, al centro della volta, la scena principale, raffigurante Aurora e il carro solare di Apollo. Fa bello sfoggio di sé anche l’elaborata e sontuosa decorazione settecentesca a monocromo rosa e azzurro, con preziosi inserti dorati, attribuibile a Mattia Bortoloni e risalente presumibilmente al 1743, l’anno delle nozze di Renato III Borromeo con Marianna Odescalchi, che diedero l’occasione per una parziale ristilizzazione degli interni secondo il gusto rococò. Sempre a piano terra di Palazzo Arese Borromeo troviamo le Sale alla Mosaica, un vero e proprio quartiere composto da due stanze rivestite da un mosaico di piccoli sassolini di fiume bianchi e neri con eleganti disegni barocchi.
Sala dell’Aurora Sala dell’Aurora, dettaglio
Le sale alla mosaica Sale alla mosaica
Saliamo ora uno dei due scaloni che portano al piano nobile e prepariamoci a rimanere senza fiato una volta entrati in quelli che sono gli ambienti più lussuosi di Palazzo Arese Borromeo. Tra questi spicca senza ombra di dubbio il Salone d’onore, detto dei “Fasti Romani”, con le sue scene affrescate che celebrano il potere, la sapienza e l’ingegno del casato Arese Borromeo. Su tutto domina una finta imponente balconata, da cui si affaccia una moltitudine di persone, composta da dame di corte, musici e uomini come incuriositi da quanto accade negli spazi sottostanti. Gli affreschi del Salone d’onore di Palazzo Arese Borromeo sono suddivisi in una ventina di scene che raccontano episodi emblematici della storia e dei personaggi simbolo di Roma, in un sapiente richiamo allegorico alle caratteristiche morali, storiche e politiche della famiglia proprietaria del palazzo. Accanto al Salone d’onore troviamo verso sud, le sale destinate alla cultura e alle scienze, mentre verso nord, una serie di sale che precedono l’oratorio, con accesso pubblico anche dalla strada, dedicato ai Santi Angeli Custodi e a Sant’Antonio da Padova. Il lato nord del cortile ospitava il quartiere delle donne, con gli appartamenti e i locali destinati alla Contessa e alle figlie, mentre dalla parte opposta, collegata tramite la loggia genovese, vi era l’appartamento del conte Bartolomeo III Arese, adiacente alla biblioteca.
Salone d’onore Salone d’onore, dettaglio
Il corridoio delle Virtù
Il parco
Il progetto originale del parco di Palazzo Arese Borromeo è ascrivibile a Francesco Maria Castelli da Castel San Pietro, cui si debbono anche i disegni del Tempietto del Fauno, della Fontana del Mascherone, della Voliera e del Serraglio con il relativo portale. Analogamente alla villa, il parco è andato incontro a diversi interventi nel corso del tempo, coerentemente ai gusti stilistici delle diverse epoche che si sono succedute: inizialmente progettato con un impianto geometrico scandito da otto aiuole simmetricamente disposte intorno ad un viale centrale, era arricchito da giochi d’acqua attraverso la roggia borromea, completata nel 1690. Fu Carlo IV Borromeo Arese a volere la costruzione della roggia, in modo da far giungere acqua necessaria ad alimentare un mulino (ora demolito) e i giochi d’acqua del Ninfeo. Infatti, come palazzo Litta di Lainate, anche il parco di Palazzo Arese Borromeo presenta un ninfeo di architettura seicentesca, interamente rivestito da mosaici di ciottoli bianchi e neri, il cui antico compito era ospitare una raccolta (purtroppo dispersa) di sculture antiche e moderne e gli affreschi (conservati ma piuttosto danneggiati) di Giuseppe Nuvolone, di Stefano Montalto e del fratello Giuseppe. Il rimando al ninfeo di villa Litta non è casuale: l’ispirazione è evidente, dovuta non solo alla vicinanza geografica tra i rispettivi comuni ma anche alla parentela che legava Bartolomeo III a Pirro Visconti Borromeo di Lainate.
Intorno alla metà del Settecento Renato III, figlio di Carlo VI Borromeo Arese, dispose l’abbattimento del muro che suddivideva in due porzioni il parco e l’aggiunta di numerose nuove statue e riorganizzando la disposizione di quelle esistenti, in modo da creare un tocco di movimento al giardino stesso. Tra le aggiunte ricordiamo la fontana barocca dei dromedari, emblema del casato e una fontana a gradoni con un antistante bacino e adornata con due sculture zoomorfe dal chiaro sapore romano.
Scorcio del parco Fontana dei dromedari