Palazzo Dugnani: splendido esempio del seicento milanese, un gioiello incastonato nei giardini di Porta Venezia. E proprio questa posizione ha reso Palazzo Dugnani residenza ambita, con diversi passaggi di proprietà e di destinazione nel corso del tempo. Attualmente il palazzo appartiene al Comune di Milano ed è utilizzato come importante sede espositiva legata al mondo delle scienze e della natura.
- Il palazzo
- Il conte e il pittore: Tiepolo a Palazzo Dugnani
- Il destino di Palazzo Dugnani
- Il destino degli affreschi
- Due passi nei giardini di Porta Venezia
- Come arrivare
- Approfondimenti
Il palazzo
L’aspetto generale di Palazzo Dugnani è settecentesco, a doppia facciata: mentre l’ingresso sul lato di via Manin si presenta come un grande blocco su strada, l’affaccio sui giardini pubblici ha tutt’altro respiro, con portici e logge su un corpo centrale più arretrato e corpi laterali sporgenti. L’accesso ai piani superiori e alle sale riccamente decorate di stucchi e affreschi, avviene tramite uno scalone in pietra, anch’esso riccamente ornato medaglioni affrescati da Ferdinando Porta. Palazzo Dugnani, oltre a rappresentare un esempio di bellezza architettonica, racchiude al suo interno il primo importante ciclo di affreschi eseguiti da Tiepolo lontano da quelli che erano i territori sotto l’influenza veneziana, ciclo che gli ha consentito di affacciarsi sulla scena europea.
Il conte e il pittore: Tiepolo a Palazzo Dugnani
Il palazzo ha vissuto il suo periodo di massimo splendore sotto la proprietà di Giuseppe Casati, abile uomo d’affari che si era arricchito con il commercio e l’appalto delle regalie, ritagliandosi un posto di prestigio tale da assicurargli la nomina a conte nel 1728 e l’investitura del feudo di Spino d’Adda due anni più tardi. Grazie a questo ascendente e all’immensa disponibilità economica, Casati fu in grado di acquistare il rinomato Palazzo Dugnani, mettendo mano ad un ampio progetto di rinnovamento architettonico, che rispecchiasse il l’importanza della posizione raggiunta nell’ambito della società milanese. Per raggiungere tale scopo, furono ingaggiati i maggiori esponenti dell’arte pittorica del periodo: Bortoloni, il Cucchi, il Magatti, Ferdinando Porta, e soprattutto Giambattista Tiepolo. Fu proprio Tiepolo l’artefice degli affreschi dell’ambiente più prestigioso di Palazzo Dugnani, il salone maggiore: una sala che si sviluppa su ben due piani, con un ballatoio in ferro battuto che si affaccia dalle pareti.
L’incarico affidato a Tiepolo, prevedeva una decorazione che fosse incentrata sulle Storie di Scipione l’africano per andare incontro all’esigenza celebrativa del conte Casati attraverso la rappresentazione allegorica dell’Apoteosi di Scipione. Il programma iconografico di Tiepolo si realizza con l’“Allegoria della magnanimità”, (conosciuta anche nota anche come “Apoteosi di Scipione”) sulla volta della sala mentre sulle pareti trovano posto diversi episodi salienti della vita del generale (“La generosità di Scipione”, “Scipione che rende la libertà a Siface”, “Sofonisba che riceve il veleno da Massinissa”). E proprio su una di queste ultime tele troviamo anche l’autografo del Tiepolo, per la precisione sull’opera opera: “Scipione e lo schiavo”. Inoltre in corrispondenza delle porte di accesso, come per sottolineare l’importanza dell’ambiente in cui si era in procinto di entrare, Tiepolo dipinse Le quattro virtù cardinali, mentre in corrispondenza delle nicchie l’Abbondanza e la Potenza. Nelle opere realizzate presso Palazzi Dugnani, Tiepolo dà piena dimostrazione della raggiunta maturità artistica, giocando con la luce e i colori per dare vita a una composizione che segna un nuovo inizio stilistico della nella sua produzione.
Il destino di Palazzo Dugnani
tuttavia Tutti gli sforzi e le risorse economiche spese per rendere ancora più suntuoso il Palazzo non valsero al conte Casati un posto nella storia e il palazzo è giunto fino a noi con il nome di Dugnani, da una delle nobili famiglie che ne entrarono in possesso nel corso dei secoli, per la precisione nel 1753. Nel 1762 il conte Dugnani decise di stabilire qui la nuova sede dell’Accademia dei Fenici, fondata nella seconda metà del XVI secolo, dandole un’impronta più orientata alla poesia. L’accademia rimase attiva fino alla morte del conte Dugnani, avvenuta nel 1769.Gli anni successivi videro non solo importanti passaggi di proprietà ma anche diverse destinazioni d’uso di Palazzo Dugnani: nel 1835 la proprietà passa ai Vimercati, i quali, due anni dopo, ne fanno la sede della loro personale collezione naturalistica, andando a creare l’embrione di quello che diventerà il Museo di Scienze Naturali che di lì a poco avrà sede nelle scuole di Via Circo e poi in S. Marta. Palazzo Dugnani venne acquistato dallo Stato nel 1846 per la cifra, allora astronomica, di 1.450.000 lire, con il progetto di destinare le vaste aree verdi alla creazione di quelli che oggi conosciamo come i Giardini Montanelli. Tuttavia tale progetto dovette subire un brusco arresto in seguito allo scoppio delle Cinque Giornate di Milano nel 1848. Bisognerà dunque attendere il 1855, con l’acquisto del palazzo e delle sue pertinenze da parte del Comune, per vedere la partenza dei lavori, il cui incarico venne affidato a al famoso architetto dei giardini Giuseppe Balzaretto ( o Balzaretti) che risistemò il parco secondo la nuova moda del giardino paesaggistico all’inglese sbizzarrendosi con la creazione di laghetti artificiali, cascate, alture e finte rocce in ceppo d’Adda e sfruttando il dislivello dei bastioni per movimentare il parco stesso. Proprio all’interno dei giardini si trova adesso un monumento in suo ricordo. Al termine dei lavori di ripristino del parco, nel 1863, Palazzo Dugnani diventa sede definitiva del Museo Civico di Storia Naturale mentre alla fine del XIX secolo prende qui sede la Scuola Civica di Musica, proveniente dal Castello.
Il destino degli affreschi
Purtroppo gli splendidi affreschi del Tiepolo furono vittima del degrado e della cattiva manutenzione di Palazzo Dugnani nel corso dei vari passaggi di proprietà che si sono succeduti a partire dall’Ottocento, rappresentando il perfetto esempio di una pessima politica conservativa e di come non vadano trattate le opere d’arte. Danni al tetto del palazzo causarono infiltrazioni d’acqua sulla copertura del salone, mettendo a repentaglio la sicurezza degli affreschi: in uno scellerato tentativo di salvataggio, si ebbe la brillante idea, nel 1910, di strapparli in riquadri irregolare e attaccarli poi direttamente sull’intonaco.
La seconda guerra mondiale arrecò ulteriori danneggiamenti, provocati più che altro dal tentativo di mettere al riparo dai bombardamenti e dagli incendi gli affreschi che vennero rimossi e trasportati su appositi rulli fino in Valtellina. Terminate le ostilità, nel 1949, gli affreschi non solo furono ulteriormente tagliati, senza alcun rispetto per le dimensioni originali ma alcuni vennero distrutti, riducendo il loro numero da 72 a 53: a questo punto furono poi incollati su telai e ricollocati sulla volta. Il tutto ancora senza essere guidati da alcun progetto conservativo: il livello di umidità dell’ambiente, infatti, unito alla scarsa qualità degli incollaggi provocarono ulteriore degrado al capolavoro.
Due passi nei giardini di Porta Venezia
I giardini di Porta Venezia hanno storia antica: risalgono infatti al settecento, quando Maria Teresa d’Austria decise di realizzare in questa zona di Milano un giardino sul modello di quelli viennesi, affidandosi al fidato architetto Piermarini che aveva già seguito i lavori per il Palazzo Reale e il Teatro alla Scala e che scelse il quartiere di Porta Orientale per realizzare il primo “spazio adorno di fiori per convegno di cittadini a godervi le giocondità della vita libera dopo il lavoro”. Del resto non si trattava di un incarico particolarmente difficile: la zona di Porta Orientale, come allora era chiamata, era infatti già zona caratterizzata dalla presenza di ampi spazi di verde, con orti e giardini di proprietà di conventi, nonché aree destinate al passeggio e a parco pubblico. Ma ancora prima qui si trovava un enorme appezzamento di terreni attraversato da una rete di corsi d’acqua su cui sorgevano solo pochi caseggiati, qualche abitazione dei contadini e due monasteri poi soppressi, quello di San Dionigi. e quello delle Carcanine, trasformato in Salone per le esposizioni. Lo spazio verde avrebbe dovuto essere dotato di una “leggera prominenza” per consentire un’apertura prospettica sulla Villa Arciducale di Monza e un’impareggiabile una vista sull’arco alpino. Inizialmente il progetto prevedeva giardini alla francese, con aiuole geometriche e ampie prospettive di viali alberati: progetto che, come abbiamo visto, verrà poi rivoluzionato a metà ‘800 dall’architetto Giuseppe Balzaretto. I giardini vennero inaugurati nel 1784, diventando uno dei luoghi più eleganti e frequentati della città, con un percorso carrozzabile appositamente studiato che permetteva di raggiungere la scalinata dei bastioni attraverso un lungo viale di tigli e olmi.
Nel 1881 l’ampia area fu occupata dai padiglioni dell’Esposizione di Milano che proiettò la città verso un processo industriale irrefrenabile. Il nuovo secolo vide la creazione dello zoo nella parte verso l’antico Palazzo Dugnani, e nel 1930 il Civico Planetario con la sua foggia classicheggiante, opera di Portaluppi, nato per ospitare una donazione di Ulrico Hoepli: una macchina che proiettava su una semisfera il moto apparente degli astri. Fortunatamente lo zoo venne abolito e ad oggi rimangono le gabbie dei felini utilizzate a scopo didattico dal vicino Museo di Storia Naturale, le rocce e le grotte degli orsi. Dal 1996 i Giardini ospitano a maggio l’appuntamento di “Orticola”, la mostra mercato di fiori, piante e frutti insoliti.
Come arrivare
Palazzo Dugnani si trova in via Manin e dalla sede di International Residence in via Gustavo Modena 4 si può raggiungere con una splendida passeggiata che attraversa i giardini Montanelli, a meno di cinque minuti di distanza.
Approfondimenti
Per conoscere il programma espositivo del Museo di Storia Naturale ospitato nei giardini di porta Venezia: https://museodistorianaturalemilano.it/
Per approfondimenti su argomenti correlati a Palazzo Dugnani rimandiamo alle seguenti risorse: Palazzo Trivulzio, gioiello del ‘700, Palazzo Arese Borromeo: dal 1654