Trezzo sull’Adda: un monumento a cielo aperto, un luogo dove natura e cultura si incontrano in modo armonioso, dando vita a scorci di paesaggio di sorprendente bellezza. Sorprendente perché a due passi da Milano ci si ritrova immersi in un’atmosfera di calma e pace, di un tale splendore da attirare personaggi illustri del calibro di Leonardo da Vinci, che sulle rive dell’Adda si mosse per studiare il corso del fiume e migliorarne la navigabilità, e Manzoni che ambientò qui diverse scene di “I Promessi Sposi”. L’Adda era, infatti, fiume particolarmente caro al Manzoni, che ne ha descritto la bellezza nelle pagine del suo capolavoro, riuscendo, con le parole, a dipingere veri e propri quadri, passaggi in cui ci sembra di scivolare sulle acque del fiume, insieme a Renzo e Lucia.

Trezzo: illustrazione Adda 1840
Illustrazione Adda 1840

Trezzo sull’Adda sorge su uno sperone di roccia che si specchia sul fiume Adda, fiume con cui ha creato un legame indissolubile, intrecciando la propria storia a quella di queste acque, conservando gelosamente le tracce di un passato ricco di storia. I primi abitanti di Trezzo sull’Adda furono i Celti, che qui si insediarono intorno al IV secolo Avanti Cristo, lasciando in eredità al territorio il nome. L’etimologia del nome Trezzo deriverebbe infatti da “trecc”, un termine celtico utilizzato per indicare un promontorio, esattamente come quello su cui sorge l’abitato di Trezzo. E proprio la presenza del fiume Adda ha reso fertili queste terre, al punto da farne zone ambite dai vari regnanti che hanno dominato questa parte d’Italia. Furono infatti diversi i dominatori che si succedettero nel predominio di Trezzo e dei suoi territori: romani e longobardi in epoche più antiche, Federico Barbarossa, i Torriani ed i Visconti in epoca medievale.

Trezzo sull'Adda

È quindi lo scorrere del fiume che scandisce la vita dell’abitato di Trezzo, un ritmo che sembra essere lontano anni luce dalla fretta caotica di Milano, pur facendo formalmente parte del territorio cittadino. Diverse sono le mete da visitare a Trezzo, spaziando da meraviglie architettoniche a spettacoli naturali. Prima di vedere le mete principali, di cui quella più conosciuta è sicuramente il castello, non si può non introdurre brevemente il centro della vita di Trezzo, il fiume Adda.

Trezzo sull'Adda

Trezzo e il suo fiume

Il fiume Adda scorre in apparenza placido oggi placido lungo la nostra regione, ma il suo corso non è sempre stato quello che vediamo oggi: infatti, prima della costruzione della centrale idroelettriche che lo hanno domato, il fluire dell’Adda era di tutt’altra natura, decisamente più tumultuosa. Non a caso il suo nome, di origine celtica, significa appunto “acqua che corre”: le sue correnti, che ancora oggi rimangono estremamente pericolose, erano in passato ancor più forti ed insidiose e la sua larghezza mai inferiore agli ottanta metri ne facevano un fiume non guadabile a piedi e difficilmente attraversabile senza un ponte. Proprio queste sue caratteristiche hanno reso il fiume Adda un fondamentale confine naturale, oltre a garantire protezione e una preziosa riserva di acqua e di cibo.

il fiume Adda

Per questi motivi qui dove l’andamento tortuoso del fiume disegna una doppia ansa, di cui una a gomito delimitante uno scosceso promontorio ricco di vegetazione, già in tempi antichi hanno iniziato a insediarsi gruppi di popolazioni, cogliendo le potenzialità dell’Adda anche come importante via di comunicazione da sfruttare per il trasporto di materiali da costruzione e per il commercio. Gli scavi archeologici effettuati alla fine del secolo scorso hanno infatti riportato alla luce alcune sepolture longobarde maschili con arredi molto ricchi, tra cui croci d’oro, brandelli di tessuto in broccato con i bordi dorati e anelli-sigillo con iscrizioni personalizzate, che hanno portato a ipotizzare che i defunti fossero sia nobili d’alto rango che funzionari reali.

il fiume Adda

Il castello Visconteo di Trezzo

Il castello Visconteo è sicuramente il sito di Trezzo che attrae la maggior parte dei turisti, nonostante ne rimangano purtroppo solo poche vestigia, in grado comunque di mantenere il loro fascino immortale. Fu Bernabò Visconti a decidere, nel 1360, di costruire il castello sul promontorio affacciato sul fiume, proprio sulla particolare ansa che l’Adda compie in corrispondenza del paese: posizione questa che, oltre ad assicurare una vista impareggiabile sul panorama, garantiva al contempo la protezione delle acque sui due lati. In realtà, ancora prima dei Visconti, fu Federico Barbarossa nel XII secolo a voler erigere in questo luogo un fortino, con lo scopo di difendere un importante guado sul fiume Adda, fortino su cui resti verrà poi edificato il castello visconteo. Il Barbarossa decise infatti di trasferirsi a Trezzo per sfruttarne la posizione strategica nelle sue incursioni contro la città di Milano: all’epoca il borgo di Trezzo era un centro fiorente, come dimostrato dalle sue quattro porte di accesso, delle quali oggi rimane quella di Santa Maria, e numerosi ponti di legno che attraversavano l’Adda.

Trezzo sull'Adda: il castello visconteo
Trezzo sull’Adda: il castello visconteo

Dopo la distruzione del fortino nel 1167 per mano dei milanesi, quest’ultimo divenne proprietà della famiglia guelfa dei della Torre, detti anche Torriani, proprio al confine con i possedimenti della famiglia ghibellina Visconti, che ne entrarono in possesso nella prima metà del XIV secolo.

A rendere il castello di Trezzo ancora più inespugnabile, sul terzo lato sorge una torre a pianta quadrata alta ben 42 metri, da cui era possibile tenere sotto controllo il territorio circostante, oltre a garantire un panorama mozzafiato, di cui possiamo godere ancora oggi, essendo la torre agibile in totale sicurezza. Una volta saliti sulla torre di Trezzo lo spettacolo che si apre allo sguardo è di incomparabile bellezza, spaziando dalla pianura alle Prealpi, da Milano alle colline di Bergamo, con il borgo di Trezzo adagiato ai piedi del promontorio.

Castello Visconteo: la torre
Castello Visconteo: la torre

A Bernabò Visconti si deve anche la costruzione di profonde gallerie, che trasformarono le grotte naturali nei sotterranei del castello: enormi ambienti suggestivi, umidi e freddi, utilizzati probabilmente come depositi dei viveri e prigioni, ancora oggi visitabili. Inoltre il nuovo Duca di Milano fece costruire anche un meraviglioso ponte di pietra, vero capolavoro ingegneristico: a campata unica, alto venticinque metri e largo otto, costruito su più livelli per permettere il passaggio separato di carri e pedoni, munito di merlature e feritoie per essere meglio difendibile. Il ponte che scavalcava il fiume Adda, collegandolo alla sponda bergamasca, venne purtroppo distrutto durante l’assedio del 1416 a opera del capitano di ventura Carmagnola al servizio di Venezia. Di questo meraviglioso esempio di impresa architettonica sono oggi visitabili unicamente i resti della spalla del ponte sulla sponda milanese.

Bernabò Visconti realizzò dunque una vera e propria fortezza, inespugnabile dai nemici esterni: purtroppo non da quelli interni, visto che proprio qui lo stesso Bernabò trovò la morte, dopo essere stato catturato con l’inganno dal nipote Gian Galeazzo il 6 maggio 1385. Bernabò venne rinchiuso in quelle medesime segrete che aveva lui stesso costruito, rimanendovi fino al 19 dicembre di quello stesso anno, quando venne avvelenato. E a questo punto, alla storia ufficiale si intreccia la leggenda secondo cui Bernabò morì tra indicibili dolori, usando le sue ultime forze per maledire il nipote. Si dice che con il sangue scrisse sul muro della sua cella “tanto a me tanto a te”, frase ovviamente riferita al nipote traditore. Maledizione che si sarebbe realizzata dopo pochi anni, sotto forma di peste, di cui morì appunto Gian Galeazzo Visconti.

Come abbiamo detto, del castello visconteo di Trezzo sono rimaste poco tracce, a causa dei numerosi eventi storici che hanno visto il castello essere teatro di cruenti lotte e di conquiste, con l’avvicendamento di diversi proprietari. Nel 1404, il castello venne conquistato da Paolo Colleoni, padre del famoso condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni. Successivamente il castello venne espugnato dal Carmagnola che ne fece una caserma militare. Come se non bastasse, nel XIX secolo, si pensò bene di smantellare alcuni elementi del castello per utilizzarli nella costruzione dell’Arena Civica di Milano. Ad oggi a essere conservate sono rimaste la torre, il pozzo del 1400, parte delle mura e i sotterranei. Fortunatamente rimane anche il parco che circonda in un abbraccio il castello di Trezzo, da cui si può godere del paesaggio circostante immersi nel verde. E proprio al parco è legata una delle leggende che circondano il castello di Trezzo: leggenda secondo cui qui sarebbe seppellito il tesoro di Federico il Barbarossa, conquistato durante la campagna che partita da Trezzo nel 1162 portò alla distruzione di Milano.

Castello Visconteo

La centrale Taccani

La centrale idroelettrica Taccani che incornicia il paesaggio di Trezzo, legandosi armoniosamente con il castello che la sovrasta, è uno splendido esempio di archeologia industriale novecentesca tutt’ora funzionante. La centrale venne costruita allo scopo di fornire l’energia necessaria al pieno funzionamento del cotonificio del vicino villaggio industriale, il Villaggio Crespi, che è oggi patrimonio UNESCO. La pietra utilizzata per l’edificazione di questa splendida centrale è la caratteristica pietra locale chiamata “ceppo dell’Adda”: un esempio quindi di costruzione realizzata con materiale a chilometro zero, che dimostra come la modernità possa integrarsi perfettamente con l’ambiente circostante. Fu l’imprenditore Cristoforo Benigno Crespi ad acquistare nel 1891 il castello di Trezzo dal municipio di Vaprio d’Adda, per 40.000 Lire, cifra allora esorbitante. L’obbiettivo di Crespi era molto chiaro: già intenzionato a costruire su questo promontorio una centrale, l’acquisto del castello lo metteva al riparo da eventuali altre iniziative idroelettriche. Inoltre l’imprenditore era noto per la sua passione per l’arte, rassicurando il comune non solo sulla salvaguardia del castello ma anche sulla tutela del paesaggio circostante.

Trezzo sull'Adda: la centrale Taccani
Trezzo sull’Adda: la centrale Taccani

La centrale venne progettata da Moretti nel 1906 in stile Liberty e, come abbiamo ribadito, appare perfettamente integrata nell’ambiente fluviale che la circonda e nello sfondo costituito dai ruderi del castello medievale. Ma non solo: in un’epoca in cui il concetto di sostenibilità ambientale non era certo così conosciuto come oggi, i lavori di costruzione della centrale, sotto la guida degli ingegneri Adolfo Covi, Alessandro Taccani e Oreste Simonatti, hanno messo tra le priorità anche la salvaguardia della fauna ittica con la realizzazione in sponda sinistra della scala di risalita dei pesci.

La splendida facciata della centrale è un patrimonio architettonico nazionale, suggestiva nel suo specchiarsi nelle acque dell’Adda, andando a costituire un impianto scenografico di notevole impatto visivo, inserita nell’ambiente circostante senza alcuno stridio visivo. Un tentativo decisamente ben riuscito di mediazione tra ingegneria e architettura, con i suoi decori di gusto orientale e la serie di lampioncini in ferro battuto ma soprattutto il coronamento frastagliato che ripropone le merlature del castello sovrastante. Per non parlare poi della serie di aperture e rientranze che non si limitano a dare movimento alla facciata ma ricordano le sporgenze naturali della roccia del promontorio su cui sorge.

La centrale di Trezzo costituiva un polo energetico di tutto rispetto comprendente non solo una sezione idroelettrica con dieci generatori per una potenza di 10.000 kW, ma anche una sezione termoelettrica con quattro generatori a vapore per una potenza complessiva di 4.000 kW destinati ad integrare la produzione idroelettrica durante i periodi di secca invernale del fiume Adda.

Lo abbiamo già detto, ma come si sa, repetita iuvant: la centrale Taccani è ancora in attività, essendo stata oggetto, nel corso degli anni ‘90, di importanti interventi di miglioramento e ammodernamento tecnologico e ambientale che le hanno garantito piena efficienza e sicurezza, nonché il mantenimento di elevati standard di affidabilità. L’energia prodotta oggi dalla centrale di Trezzo risponde al fabbisogno energetico annuo di oltre 24.000 famiglie.

Trezzo sull'Adda: la centrale Taccani dall'alto
Trezzo sull’Adda: la centrale Taccani dall’alto

La centrale di Trezzo può anche essere raggiunta anche in bicicletta, mediante la suggestiva pista ciclo-pedonale che da Paderno al Naviglio Martesana si snoda parallelamente al corso del fiume.

Oasi Le Foppe

Trezzo, lo abbiamo detto, offre panorami suggestivi, grazie alla sua felice posizione all’interno della verde pianura in cui scorre l’Adda. E proprio a ovest delle campagne di Trezzo, all’interno del Parco dell’Adda Nord, si trova l’oasi WWF Le Foppe: un’area che si estende per circa 11 ettari, di cui 5 oggetto di un intervento di rinaturalizzazione a partire dai primi anni Novanta. Si tratta di una zona umida originata dall’escavazione dell’argilla, in cui, caso raro, è avvenuto uno spontaneo recupero di un ambiente caratteristico delle zone umide della media Pianura Padana. Il termine “foppa” in milanese indica una buca colma d’acqua e l’origine di questo nome per indicare l’oasi è presto spiegata: questa, infatti, fino a pochi anni fa, era zona di escavazioni di argilla per la produzione di mattoni e le foppe in questo caso hanno quindi origine artificiale.

Questa parte del territorio nei dintorni di Trezzo è dunque ricca di affioramenti di sedimenti argillosi rossastri formati dal ghiacciaio dell’Adda, denominati ferretto, da cui, appunto, si ricavava il materiale per la produzione di mattoni. Proprio la costante presenza d’acqua dovuta alle precipitazioni primaverili e autunnali (un tempo abbondanti) e alla buona impermeabilità del substrato argilloso, che tende a trattenere l’acqua meteorica e a temperature medie invernali elevate (3°C), si è ricreato un ambiente in grado di accogliere una ricca biodiversità.

Qui il WWF ha realizzato un’oasi, per tutelare questo ambiente di rilevante importanza naturalistica e la vita che racchiude. Un sentiero ad anello si snoda tra prati incolti, boschi e pozze, intervallati da pannelli didattici e capanni di osservazione, dove poter ammirare con rispetto quella vita che è sempre più minacciata dalle attività umane: basti solo pensare che qui è accertata la nidificazione di 6 specie di uccelli la cui sopravvivenza è seriamente minacciata in base a BirdLife a livello europeo. Inoltre, questi boschi nelle vicinanze di Trezzo, sono un ottimo sito di rifugio e riproduzione per diversi mammiferi, quali volpe, faina e donnola.

Per quanto riguarda la flora, l’Oasi presenta una grande biodiversità floristica: si va infatti dalla tipica vegetazione degli stagni (carici, giunchi, tife, giaggioli, lenticchia d’acqua), ad alcune piante piuttosto rare come la porracchia dei fossi, la felce acquatica e la pianta carnivora dal fiore giallo. Proprio questa enorme varietà floristica dell’Oasi sostiene una ricca popolazione di invertebrati: per gli appassionati, sono ad esempio presenti più di 17 specie censite di farfalle diurne, che è dunque possibile ammirare durante le visite diurne.

L’Oasi è aperta tutto l’anno e sempre visitabile liberamente: il gruppo WWF Foppe di Trezzo organizza durante l’anno visite guidate, anche notturne, per adulti e famiglie.

Come arrivare

Trezzo sull’Adda si trova a meno di 40 chilometri da Milano ed è comodamente e velocemente raggiungibile in auto. Partendo dalla sede di International Residence di via Gustavo Modena, sarà sufficiente prendere l’A51 e l’A64 per arrivare a destinazione in meno di 40 minuti.

In alternativa è possibile raggiungere Trezzo sull’Adda anche in treno,

Approfondimenti

Per ulteriori letture riguardanti Trezzo sull’Adda e pianificare una visita al castello, consigliamo la pagina ufficiale della ProLoco locale: che gestisce le visite sia al castello che alla centrale Taccani http://www.prolocotrezzo.com/website/eventi.aspx?read=VISITA-CASTELLO, http://www.prolocotrezzo.com/website/

Per approfondimenti su altre gite fuori Milano, rimandiamo alle seguenti risorse: Borghi in Lombardia: 4 borghi da visitare, Cassinetta di Lugagnano – 2 passi da Milano