Basilica di San Fedele, la chiesa di Manzoni, a pochi passi dalla sua abitazione, proprio dietro a piazza della Scala e a due passi da una delle entrate della Galleria Vittorio Emanuele. Una chiesa di Milano poco conosciuta, nonostante la sua notevole importanza dal punto di vista storico, per diverse ragioni. Innanzitutto perché rappresenta uno degli esempi più importante di quella architettura della Controriforma voluta da San Carlo Borromeo e realizzata dal suo architetto di fiducia, Pellegrino Tibaldi, detto il Pellegrini. E inoltre una chiesa che è stata importante fonte di ispirazione di un altro grande artista italiano: Michelangelo Merisi, meglio cosciuto come il Caravaggio. La basilica di San Fedele è infatti è un vero e proprio santuario di quella pittura lombardo-veneta che tanto cara fu al pittore milanese.
- La storia della basilica di San Fedele
- La basilica
- L’interno della basilica di San Fedele
- La chiesa delle ballerine
- La chiesa di Manzoni
- Approfondimenti
- Come arrivare
La storia della basilica di San Fedele
Anche San Fedele, come molti altri edifici di culto di Milano, deve la sua esistenza a San Carlo Borromeo che la fece erigere nel 1569 per ospitare il neonato ordine dei Gesuiti. La consacrazione della chiesa avvenne nel 1579, dieci anni dopo l’inizio dei lavori, quando ancora la basilica non era ultimata.
Secondo la tradizione religiosa ambrosiana, San Fedele venne edificata nel luogo in cui, in tempi passati, sorgeva già un altro edificio di culto, una piccola chiesa di cui però non si conoscono con certezza le origini. Sono state avanzate diverse ipotesi concernenti l’identificazione della chiesa precedente: secondo la una corrente interpretativa che trova maggiori riscontri tra gli storici, le sue radici andrebbero ricercate nella cappella di Santa Maria in Solariolo o Solario, così chiamata perché situata ad una casa solariata, cioè il tradizionale edificio medioevale di area padana, con portici al piano inferiore e al piano superiore una sala con funzioni pubbliche.
Come abbiamo già avuto modo di vedere per altri luoghi sacri, anche nel caso di San Fedele il progetto fu assegnato all’architetto di fiducia di Carlo Borromeo, colui che a buon diritto si può considerare la mano realizzatrice dei progetti di riforma del futuro santo: Pellegrino Tibaldi, detto “il Pellegrini”. E proprio la basilica di San Fedele divenne uno straordinario modello della cultura cinquecentesca di Milano, fortemente condizionata dai dettami borromaici di adeguamento ai voleri espressi dal Concilio di Trento. Non a caso il luogo scelto per la sua edificazione era il cuore della città, accanto al grande palazzo di Tommaso Marino e alla casa di Leone Leoni: tre edifici in cui si concentrano le maggiori novità architettoniche della Milano di fine Cinquecento. Fu proprio la presenza del Pellegrini, da poco nominato architetto della Fabbrica del Duomo, oltre ad essere impegnato nei cantieri sia civili che religiosi più importanti della città, a garantire prestigio all’impresa ma soprattutto il rispetto di quei principi di decoro e di funzionalità su cui si fondava l’idea di architettura religiosa portata avanti dal Borromeo. Dopo il Pellegrini, alla direzione dei lavori della basilica di San Fedele si alternarono diversi tra i più importanti architetti italiani: Martino Bassi prima e successivamente Francesco Maria Richini che iniziò i lavori nel coro nel 1629, conclusisi poi nel 1643. Fu invece sotto la direzione di Andrea Biffi che si iniziò, nel 1684, a elevare la cupola.
Nel complesso le opere per il completamento di San Fedele si protrassero lungo i secoli, rimanendo tuttavia sempre abbastanza fedeli ai disegni originari del Pellegrini, come è dimostrato dalla straordinaria unità stilistica dell’edificio. Infatti alla fine del 600 venne rifatta la copertura con la realizzazione di quella sorta di attico che regge il tetto mentre nel 1723 si procedette al prolungamento dell’abside. La facciata della basilica venne completata solo nel 1835 seguendo i disegni originali del Pellegrini e con l’inserimento, nelle nicchie superiori delle statue del profeta Isaia e di re David e in quelle inferiori delle statue di San Fedele e San Carpoforo, le cui spoglie riposano all’interno della chiesa.
Facendo un passo indietro, il 1767 fu un anno fondamentale per la basilica di San Fedele. In quell’anno, infatti, l’ennesimo incendio distrusse il Teatro Regio, che si trovava di fianco a Palazzo Reale. L’amministrazione cittadina decise allora di costruire un nuovo teatro, scegliendo come nuova sede un’area dirimpetto alla basilica di San Fedele: il problema era che su tale area sorgeva la chiesa di Santa Maria alla Scala, eretta per volere di Regina della Scala, moglie del famoso Bernabò Visconti. Il problema fu risolto alla radice, decidendo di demolire la chiesa preesistente: il titolo, le reliquie e le suppellettili in essa custodite vennero traslate nella limitrofa chiesa di San Fedele, che in questo modo divenne sede parrocchiale con il titolo Santa Maria della Scala in San Fedele.
Come sappiamo, l’arrivo di Napoleone in Italia fu foriero di conseguenze disastrose: gli ordini religiosi vennero soppressi e gli edifici di culto, con le loro pertinenze, requisiti e convertiti ad altre destinazioni, come caserme, magazzini e ospedali. San Fedele non scampò a tale triste destino: nel 1797 venne spogliata delle sue più preziosi suppellettili, a titolo di risarcimento per le spese militari sostenute dalla Francia dell’allora generale Bonaparte. Anche i bombardamenti della seconda guerra mondiale colpirono pesantemente la basilica di San Fedele: severamente danneggiata dalle bombe alleate nell’agosto 1943, fu successivamente restaurata e riportata al suo originario splendore.
Basilica di San Fedele dopo i bombardamenti – agosto 1943
La basilica
La facciata di San Fedele, in pietra d’Angera, è a due ordini, coronati da un classico timpano triangolare al cui centro spicca il bassorilievo dell’Assunta, opera ottocentesca di Monti, lo stesso artista cui si debbono anche le due statue inserite nelle nicchie inferiori: il San Fedele a destra e il San Carpoforo a sinistra. Invece le statue presenti nelle nicchie superiori rappresentano una il profeta Isaia, opera di Abbondio Sangiorgio e l’altra re David, opera di Gaetano Manfredini. Il portone della basilica si apre nel settore inferiore centrale mentre al centro della parte superiore si schiude una finestra munita di balconcino. Come da progetto originale del Pellegrino, la chiesa di San Fedele si presenta esternamente come un tutto armonico in cui la facciata e le fiancate sono state trattate con la medesima cura e attenzione, senza privilegiare la veduta frontale come accade spesso in altri edifici di culto.
L’interno della basilica di San Fedele
L’interno di San Fedele è caratterizzato da un modello planimetrico che avrà ampio seguito nell’architettura religiosa lombarda: un’imponente navata unica, luminosa, in pietra d’Angera rosata. Secondo i dettami del concilio di Trento, la navata unica era progettata appositamente per esaltare l’altare durante la celebrazione eucaristica e per facilitare l’ascolto della predica fatta dal pulpito dislocato su un lato in prossimità dell’altare maggiore. La mano di Pellegrini è evidente nelle nuove soluzioni architettoniche di cui la basilica di San Fedele è particolarmente ricca: in particolare le sei gigantesche colonne di granito rosa, di ordine corinzio, staccate dalla parete e poste su alti piedistalli a reggere le due volte a vela gemelle. Lo scopo di queste colonne non era unicamente estetico: erano state infatti pensate dal Pellegrini per accentuare la profondità prospettica regalando un’illusione di spazio monumentale, nonostante le dimensioni relativamente ridotte della basilica stessa.
Nelle pareti laterali si aprono le cappelle, due per lato, decorate con un raffinatissimo disegno, con motivo degli angeli in stucco che sostengono i capitelli. Inoltre le cappelle sono alternate a due ordini di arcatelle: le superiori configurano il matroneo mentre in quelle inferiori trovano posto, sui due lati, otto confessionali lignei, intagliati con “Episodi della vita e della Passione di Cristo” realizzati tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 dai fratelli Taurini.
Procedendo sul lato destro, la prima cappella è la cappella di Sant’Ignazio, realizzata nel 1622 in occasione della canonizzazione del santo omonimo e caratterizza dalla ricchezza degli ornamenti: capitelli corinzi di bronzo, tarsi marmorei e colonne di marmo nero. Qui spicca la “Visione di sant’Ignazio” del 1622 a opera di Gian Battista Crespi, detto il Cerano, mentre ad attendere il visitatore nella seconda cappella troviamo le tele di Bernardino Campi raffiguranti “Quattro santi” che fanno da cornice al Redentore in ceramica policroma di Lucio Fontana, realizzato nel 1956. La seconda cappella sul lato destro è quella del Sacro Cuore in cui è presente l’affresco di Bernardino Campi, la “Trasfigurazione”, proveniente dalla demolita chiesa di Santa Maria della Scala. Le pareti ai lati dell’altare sono impreziosite da altre quattro tavole di Campi: il san Pietro, Santa Lucia, San Paolo, Sant’Agata.
Cappella di sant’Ignazio – dettaglio Visione di Sant’Ignazio – Il Cerano Trasfigurazione – Bernardino Campi
La prima cappella di sinistra è la cappella della Deposizione, in precedenza chiamata cappella “della Crocifissione”, per una pala di Ambrogio Figino. In un secondo momento venne inserito, ai piedi della Crocifissione, un dipinto di Giulio Cesare Procaccini “San Francesco Saverio”, poi sostituito dalla splendida “Deposizione” di Peterzano tra le tele più note dell’artista bergamasco che fu il maestro di Michelangelo Merisi, il Caravaggio. Sotto l’altare, disegnato da di Tibaldi. un Cristo morto in marmo bianco. Procedendo sul lato sinistro troviamo la cappella della madonna della Scala, con l’affresco raffigurante la “Madonna con bambino” legato alla scuola di Luini e proveniente anch’esso dalla chiesa di Santa Maria della Scala.
Madonna del Latte Cappella del latte Deposizione -Peterzano
Ai lati delle cappelle trionfanti sono i già citati confessionali intagliati tra il 1596 ed il 1603 dai fratelli Taurino: ognuno dei confessionali è decorato da quattro pannelli con scene bibliche, due in alto e due in fronte agli inginocchiatoi. Un altro notevole esempio d’arte d’intaglio ligneo è il pulpito di Daniele Ferrari, dal gusto barocco, impreziosito da tre pannelli con la raffigurazione della Natività, della Crocifissione e della Resurrezione.
Basilica di San Fedele – pulpito Basilica di San Fedele -confessionale Basilica di San Fedele – dettaglio confessionale
Un maestoso arco delimita la navata centrale dal presbiterio, al centro del quale è collocato l’altare maggiore, maggiore in marmo, di stile neoclassico, opera del 1824 di Pietro Pestagalli, sovrastato a sua volta da un tempietto neoclassico affiancato da piccole statue in marmo, anch’esse del 1800. L’altare è ornato da rilievi realizzati da Gaetano Monti e ai suoi piedi si trovano i corpi di San Fedele e San Carpoforo. Sulla sinistra dell’altare spicca la grande tela di Agostino Santagostino “San Carlo in processione” mentre la cupola è decorata con le virtù teologali.
San Carlo in processione altare maggiore – dettaglio
La sacrestia, progettata dal Richini, è rivestita di legno di noce intagliato del 1639 opera di Daniele Ferrari e conserva nella parte antistante un altro dipinto proveniente sempre a da Santa Maria della Scala, “L’Incoronazione di Maria” di Ambrogio Figino oltre a uno splendido fonte battesimale.
Come abbiamo detto, molte suppellettili presenti nella basilica di San Fedele provengono dalla demolita chiesa di Santa Maria della Scala: ne sono un esempio il coro ligneo cinquecentesco collocato nel semicerchio absidale e attribuito ad Anselmo del Conte.
Notevole è la cappella della Madonna del latte che conserva l’antica immagine proveniente dal palazzo dei Torriani, famiglia rivale dei Visconti che, una volta sconfitta, dovette abbandonare i propri possedimenti, oltre a vedersi bruciato il proprio palazzo in stile gotico situato nelle vicinanze della basilica di San Fedele.
Infine sotto il presbiterio si trova la cripta della Passione, dalla pianta a croce greca, e caratterizzata da una volta a vela: alla presenza di opere antiche e contemporanee, in dialogo armonico tra loro, trovavano ospitalità i corpi dei due figli dell’Arciduca Ranieri d’Asburgo-Lorena e quelli dei figli dell’Arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este. Al centro della cripta spicca un altare in marmo nero e bianco con un crocefisso al centro e ai lati le statue della Madonna e di San Giovanni Evangelista.
Basilica di San Fedele – cripta Basilica di San Fedele – dettaglio cripta
La chiesa delle ballerine
San Fedele, proprio per la sua posizione così adiacente al teatro alla Scala, è diventata nel corso degli anni la “basilica delle ballerine”, complice anche una piccola entrata sulla attigua via Case Rotte, un tempo aperta al pubblico, che consentiva l’ingresso nella cappella del latte senza dover attraversare l’intera chiesa. Proprio grazie a questo ingresso, le ballerine del Teatro alla Scala presero l’usanza di recarsi a San Fedele per una preghiera o un semplice raccoglimento prima di importanti rappresentazioni. Tra loro, anche Carla Fracci era solita recarsi presso l’altare sormontato dalla Madonna del latte: una consuetudine, questa, che ha portato a ribattezzare il dipinto della Madonna dei Torriani oggi conosciuta anche come la “Madonna delle Ballerine”. Nella cappella omonima sono inoltre conservate anche numerose opere di artisti contemporanei, da Mimmo Paladino (sua l’installazione che richiama tale usanza, con le scarpette da ballo) a Christiane Löhr.
Cappella delle ballerine – installazione Paladino Installazione Paladino – dettaglio
La chiesa di Manzoni
Nel 1810 Manzoni si era stabilito in via Morone, a pochi passi di distanza dalla piazza di San Fedele, quella stessa piazza in cui nel 1883 verrà innalzata una statua a sua memoria, a opera di Francesco Barzaghi. La chiesa di San Fedele era meta abituale delle quotidiane passeggiate di Manzoni: e fu proprio sul sagrato di questa chiesa che il Manzoni si procurò quella caduta che gli fu fatale nel 1873. In San Fedele, inoltre, Manzoni ricevette l’ultima comunione poco prima della sua morte: una targa all’interno della basilica, collocata nella navata sinistra, ricorda proprio questo importante evento della storia di San Fedele.
Statua Manzoni in piazza San Fedele Alessandro Manzoni Statua Manzoni- dettaglio