Belgioioso, uno dei comuni parte dell’Unione dei Comuni delle Terre Viscontee, lambito dalle acque del fiume Olona, si raccoglie intorno al suo castello, dando vita a un borgo suggestivo, che potrebbe essere lo scenario di un romanzo del ciclo di Re Artù, con cavalieri, dame e maghi. Ma una visita a Belgioioso non si esaurisce al solo castello: in questo antico borgo possiamo trovare sia sono presenti altre testimonianze di un passato suggestivo e ricco di fascino, come San Giacomo della Cerreta, sia luoghi dove la natura ci si offre in tutto il suo splendore, come l’oasi di Sant’Alessio.
Il castello di Belgioioso è stato edificato nel corso del XIV secolo, per volere, del solito Gian Galeazzo Visconti, duca estremamente attivo nella regione. Anticamente il castello era noto con il nome di Castrum Zoiosum e sorgeva lungo la via che collegava Pavia a Cremona. L’attributo Zoioso non era certo frutto del capriccio: il castello di Belgioioso divenne una residenza per gli svaghi della nobiltà, visto l’ambiente quasi paradisiaco che lo circondava. Queste terre erano ancora più rigogliose e fertili di quanto non siano oggi: il fiume Olona scorreva limpido, boschi lussureggianti sorgevano intorno al borgo e il parco del castello arrivava fino alle sponde del Po. Di certo non mancavano gli spazi verdi per i signori in visita al castello o percorsi per delle lunghe passeggiate a cavallo. Galeazzo era presenza assidua di questa residenza, forse una delle più amate tra le sue molte proprietà: arrivò infatti a vietare la caccia ai cervi e a qualsiasi altra selvaggina fino a Bereguardo-Vigevano e Abbiategrasso. Alla sua morte, il castello di Belgioioso passò in mano al suo successore, Filippo Maria Visconti, in realtà poco propenso ai richiami della campagna, anche perché Belgioioso, negli anni della sua reggenza fu flagellata da frequenti straripamenti del Po e da aridità del suolo, responsabili di rendite troppo scarse per i gusti nobiliari. Per questi motivi Filippo Maria decise, nel 1431, di cedere il castello di Belgioioso al casato dei Barbiano, casato cui, in un secondo momento si aggiunse la denominazione “di Belgioioso”, allora sede di un Vicariato di notevole ampiezza che comprendeva le Pievi di Vaccarizza, Ospitaletto, Genzone, Pissarello, Spessa, Filigaria, Montesano, Torre de’ Negri, Gerenzago e San Zenone.
I Barbiano erano una dinastia importante, il cui più celebre esponente fu senza dubbio Alberico il Grande, condottiero che, dopo aver partecipato con il suo esercito all’assedio e alla distruzione di Cesena, mise se stesso e la sua famosa Compagnia di San Giorgio al servizio dei Visconti. Purtroppo i suoi discendenti non erano dello stesso stampo del capostipite: seguendo quello che era lo stile di vita della nobiltà nel seicento, gli esponenti del casato dei Barbiano di Belgioioso furono infatti dediti a tutt’altro genere di imprese, quali feste, balli e svaghi. In poche parole, i discendenti di Alberico di Belgioioso si dedicarono prevalentemente a quella vita all’insegna delle mollezze, così ben descritta dal Parini nella sua opera “Il Giorno”. Si deve quindi aspettare il Settecento per vedere rifiorire il casato dei conti di Belgioioso, nella persona del principe Don Antonio Barbiano, che ridette lustro al castello di Belgioioso, apportandovi anche una serie di interventi di restauro e ampliamento, tra cui l’abbellimento dei giardini e la costruzione di nuove serre. Antonio Barbiano di Belgioioso venne insignito nel 1769 del prestigioso titolo di “Principe del Sacro Romano Impero e di Belgioioso”, titolo che non solo era trasmissibile ai maschi primogeniti ma comportava anche vari privilegi. Tra questi ultimi rientrava la possibilità di battere la cosiddetta “moneta di ostentazione” con la propria effigie. Il figlio di Antonio Barbarico di Belgioioso, Alberico XII, non fu da meno del padre: uomo di talento, amante dell’arte, ridiede piena centralità al castello di Belgioioso che poté tornare a splendere con feste prestigiose e brillanti. Tra queste particolarmente sensazionali furono quelle date in onore dell’Infante di Spagna nel 1783 e in onore di Eugenio Beauharnais, quando venne in Italia come Viceré. Anche con Alberico il castello di Belgioioso fu oggetto di interventi di abbellimento, lavori eseguiti sotto la direzione del famoso architetto, allievo di Piermarini, Leopoldo Pollak, la cui opera più celebre è la Villa Belgioioso Reale di Milano, oggi sede della Galleria d’Arte Moderna.
Fu grazie ai nuovi esponenti della famiglia che il castello di Belgioioso divenne un punto di ritrovo centrale per la vita mondana e intellettuale dell’epoca: tra le sue mura trovarono ospitalità nomi illustri, quali Ugo Foscolo e Giuseppe Parini. Alla morte di Alberico, avvenuta in solitudine in un momento storico turbolento sotto la dominazione francese, al figlio primogenito toccarono il titolo di principe ed il castello di San Colombano mentre al ramo cadetto i possedimenti di Belgioioso ed il titolo di conte.
Il borgo di Belgioioso si è sviluppato proprio a partire dal castello, che ne costituisce quindi il cuore: alcuni documenti redatti tra il 1377 e il 1401 attestano infatti proprio in questo periodo il lento insorgere dei primi insediamenti abitativi, favoriti anche dalla vicinanza del Po e del porto del Pissarello che per secoli è stato un punto di imbarco e di attraversamento del fiume e alla strada romea. Tutti fattori che hanno comportato un fiorire degli scambi commerciali e di un progressivo accumulo di ricchezze per chi abitava in questi luoghi.
Il castello di Belgioioso: l’architettura
Il castello di Belgioioso, anche se si presenta con una struttura quadrangolare delimitata dal tradizionale fossato di ordinanza, è in realtà il frutto dell’unione di due corpi di fabbrica distinti, edificati in epoche altrettanto distinte cronologicamente e stilisticamente, che delimitano tre corti interne.
La parte più antica, nonché quella originaria, è quella che affaccia sull’attuale piazza Vittorio Veneto e si presenta con murature in mattoni a vista, una cortina merlata ed è dotato di tre accessi (a nord, a est e a sud) che immettono in tre cortili separati, con abitazioni private. Inoltre due di questi accessi sono muniti di classici ponti levatoi.
Castello di Belgioioso – parte antica
La parte più recente (ma l’aggettivo recente può essere fuorviante visto che stiamo comunque parlando di un edificio di secoli antichi, quindi sarebbe forse più opportuno parlare in termini di aggiunta posteriore) è invece rappresentata dall’ala ovest e costituisce la tipica villa di delizie, di cui la pianura padana è disseminata. Ci troviamo di fronte a un palazzo in stile neoclassico, dominato da un’ampia balconata, il cui sontuoso ingresso principale dotato di cancellata a tra pilastri sormontati da statue allegoriche immette nel giardino all’italiana, arricchito da sette filari di magnolie giganti e dall’immancabile fontana, in questo caso una monumentale fontana con Nettuno circondato da ninfe.
Castello di Belgioioso
Castello di Belgioioso – fontana di Nettuno
Nel corso dei secoli, come abbiamo visto, il castello di Belgioioso è andato incontro a importanti interventi di ampliamento e abbellimento, che ne hanno modificato la struttura originaria: tuttavia è possibile avere un’idea di quale fosse il suo aspetto grazie a una grande veduta a volo d’uccello, stampata da Marc ‘Antonio Dal Re nella prima edizione delle Ville di delizia (1726). In questo documento, significativo per la comprensione delle vicende edilizie del castello, si distinguono le basse costruzioni addossate alle cortine murarie e la suddivisione dello spazio interno alla cinta muraria in 4 cortili (di cui ne sopravvivono solo tre), realizzata tramite corpi di parzialmente porticati, con colonne slanciate che reggono architravi. Il lato ovest era invece occupato dai due piani dell’ala nobile, riservati agli appartamenti ducali.
Castello di Belgioioso – acquaforte – Marc’Antonio Dal Re
Castello di Belgioioso – veduta generale
Castello di Belgioioso – acquaforte – Marc’Antonio Dal Re
Ovviamente nessun castello può dirsi tale senza una torre e così anche il castello di Belgioioso è dotato di un’imponente torre sforzesca, al cui interno recenti lavori di restauro hanno riportato alla luce i meravigliosi affreschi che ne adornano le pareti. E non si tratta di piccole porzioni di parete: stiamo infatti parlando di cento metri quadrati di pareti affrescate, oltre alla presenza di un affresco databile al ‘500 e posto in corrispondenza di quella che in epoca medioevale era la parte esterna della torre del castello di Belgioioso.
Ad oggi il castello di Belgioioso è di proprietà di una cordata di privati che nel 1987 ha acquistato una parte importante del castello stesso e tutta la parte neoclassica del giardino: tale acquisizione ha permesso il recupero della struttura che versava da anni in un colpevole stato di abbandono. I primi interventi si sono concentrati quindi sul recupero di quelle aree che avrebbero permesso la rivalorizzazione del castello e la sua apertura al pubblico, riproponendo, in forme attuali e moderne, quei caratteri di benessere e di svago che erano propri del luogo nei suoi momenti migliori. Fu così che il castello venne dato in amministrazione all’Ente Fiera dei Castelli di Belgioioso e Sartirana che organizza, tra queste splendide stanze, importanti manifestazioni culturali, mostre e fiere di livello nazionale, con un fitto calendario di appuntamenti che ogni anno (ovviamente pre pandemia) richiama almeno 600 aziende espositrici e oltre 80.000 persone. Questi appuntamenti non sono importanti solo dal punto di vista dell’accrescimento culturale dei fruitori: il loro ricavato, infatti, permette il finanziamento delle opere di restauro delle restanti parti del castello di Belgioioso. La prima ad aver beneficiato di queste possibilità è stata la facciata barocca/neoclassica dell’ala ovest del castello, che permette l’accesso agli spazi espositivi e alle manifestazioni ospitate mentre i prossimi interventi in programmazione riguarderanno il giardino neoclassico e la grande cancellata. Il tutto per permettere al castello di Belgioioso di tornare a splendere come in passato.
San Giacomo della Cerreta
San Giacomo della Cerreta è un antico oratorio e già la sua posizione sarebbe sufficiente per avvolgerlo con un’aura di fascinazione: si trova infatti sull’antica via Francigena, un tempo percorsa da centinaia di pellegrini che, secondo la pratica di fede risalente al V secolo, si recavano in Galizia sulla tomba dell’apostolo Jacopo, a Roma o in Terra Santa. Un luogo quindi che è sempre stato di incontro per persone provenienti da luoghi diversi e lontani tra loro, che qui si ritrovavano in uno spirito di comunanza e appartenenza, cementato dalla comune devozione a San Giacomo e alla Vergine.
San Giacomo è testimone importante, sia a livello simbolico, sia stilistico architettonico in quanto esempio degli elevati livelli raggiunti nel Medioevo dall’arte lombarda del cotto. Al suo interno inoltre sono conservate notevoli opere d’arte, tra cui il ciclo di affreschi della scuola lombarda di Giovanni da Caminata del XV secolo, la Madonna con Bambino di Vincenzo Foppa, tra i più importanti esponenti del Rinascimento lombardo, e la statua lignea di San Giacomo. La bellezza di questa piccola chiesetta ai confini della parrocchia di Belgioioso sta tutta nella sua semplicità, già evidente dalla sua facciata esterna contraddistinta da un tetto a due spioventi, senza alcun’ altra modellazione, se non quella del tondo dell’abside e le lievi impronte delle lesene che scandiscono le specchiature sui muri. Internamente, ad accogliere i visitatori, un unico e vasto ambiente a pianta rettangolare, piuttosto allungato, con la porta principale nel lato breve, e un’altra secondaria nel lato nord, tre finestre nel lato sud e, sul muro di fondo, l’arco trionfale. L’abside semicircolare è contornata da uno scenografico arco digradante a sesto acuto ed è ulteriormente abbellita da un catino a spicchi leggermente concavi e nervati, concorrenti al centro dell’arco frontale. In questo ambiente semplice spiccano ancora di più i meravigliosi esempi dell’arte pittorica dell’epoca, testimoni di un periodo in cui la religione rivestiva un ruolo centrale nella vita della popolazione. Ed è qui che, allineato sulle pareti, accanto a rustiche figurazioni e delicate immagini della Vergine con il Bambino, spicca l’affresco attribuito a Vincenzo Foppa, che ha reso celebre la piccola chiesa di San Giacomo alle porte di Belgioioso.
San Giacomo della Cerreta – esterno
San Giacomo della Cerreta – interno
San Giacomo della Cerreta – interno
Oasi di Sant’Alessio
Un altro dei motivi per cui spingersi fino a Belgioioso è la meravigliosa oasi che sorge a pochi chilometri di distanza, nella frazione di Sant’Alessio con Vialone e che rappresenta uno dei più fortunati progetti di recupero della fauna che abbiamo nella nostra regione. L’oasi si sviluppa intorno al castello di Sant’Alessio e nasce grazie al progetto di una coppia di coniugi, Antonia e Harry Salamon, che nel 1973 acquistarono questo pezzo di terra, completamente rivestito di erba medica. I Salamon decisero di concretizzare qui i loro sogni di salvaguardia delle specie protette, creando al contempo uno spazio idoneo per la ripopolazione di specie che mancavano dal territorio italiano da secoli, come la cicogna bianca. Fu così che nel 1977 iniziarono a concentrare la loro energia su tre specie che erano maggiormente a rischio: la cicogna bianca, il falco pellegrino e il cavaliere d’Italia. Fu quindi creato un allevamento dei Falchi pellegrini, specie che in quegli anni stava scomparendo dall’Europa e dal Nord America: l’allevamento non solo è tuttora esistente, ma è rimasto per oltre vent’anni la più importante struttura del genere in Europa. Contemporaneamente fu allestita una colonia di Cavalieri d’Italia, con esemplari importati dalla Tunisia che, dieci anni più tardi, vide la liberazione di ben 127 esemplari. Infine, la cicogna bianca: sempre nel 1977 sei furono reintrodotte in natura, cui seguirono nel corso degli anni più di altri 500 esemplari.
Cicogna Bianca
Cavaliere d’Italia
Falco Pellegrino
Nel 1993 l’Oasi decise di aprire al pubblico, in modo da poter disporre di maggiori fondi per proseguire con i progetti di salvaguardia: fu così possibile realizzare nell’unica garzaia (ossia in gergo, la nidificazione coloniale degli Aironi) esistente creata la creazione dall’uomo, percorsi nascosti, creati appositamente con l’obbiettivo di non arrecare disturbo alle specie residenti. In questo modo è possibile giungere davvero a pochi passi dal martin pescatore e dal picchio rosso, o a pochi metri dai fenicotteri, dalle cicogne, dai mignattai, dagli scoiattoli. Una meravigliosa e unica opportunità di ammirare queste meravigliose creature, che vivono in libertà, protetti dalle brutture e dalle aggressioni dell’essere umano.
Il castello di Sant’Alessio
Nell’oasi di Sant’Alessio, quindi sempre alle porte del borgo di Belgioioso, sorge un antico castello, che ha mantenuto intatto tutto il suo fascino. Si tratta di un maniero del XIV secolo, sorto su un preesistente edificio del secolo XI, che si contraddistingue per una pianta molto particolare dal punto di vista geometrico e chiamata, con termine tecnico, a simmetria zenitale. In altre parole un prodigio geometrico consistente in una alta torre centrale posta all’interno di un cortile delimitato da un edificio articolato su quattro corpi di fabbrica, i profili dei quali sono contenuti entro tre quadrati concentrici.
Castello di Sant’Alessio
Castello di Sant’Alessio
Agli inizi del 1400 il castello entra in possesso del casato dei Beccaria, nella persona del condottiero Franceschino Beccaria. I Beccaria furono fedeli servitori degli Sforza e fu proprio questo rapporto privilegiato a consentire loro la possibilità di rinnovare le fortificazioni del castello, nonostante l’esistenza di un divieto ducale di restaurare i castelli in mano all’aristocrazia. Fu così che il figlio di Franceschino Beccaria, Gerolamo, nel 1474 trasformò il maniero, facendolo diventare una dimora residenziale: vennero quindi accecati i merli, rialzate le mura di tre ordini di mattoni e aggiunto il tetto ove mancante. Vennero inoltre approntati interventi architettonici e di decorazione a fresco, sia di stampo gotico che rinascimentale. Nel corso del 500 il castello nelle campagne di Belgioioso fu oggetto di aspre lotte, iniziate nel 1512 con il saccheggio da parte degli Svizzeri e dei Veneziani. Nel 1525, quando era in mano spagnola, il castello venne assediato da Giovanni delle Bande Nere: questo assedio comportò notevoli danni all’edificio, con la perdita definitiva della porta fortificata antistante l’attuale chiesa del villaggio. Negli anni successivi verranno approntati interventi di restauro, concentrati soprattutto alla parte interna, a discapito di quella esterna. Terminate le guerre d’Italia, il castello tornò in possesso dei Beccaria per poi andare incontro a un progressivo periodo di decadenza a partire dal 1700, quando i Beccaria cedettero le loro numerose proprietà. I nuovi proprietari trasformarono l’edificio in ospizio per i pellegrini, sfruttandone la posizione lungo la via Francigena. Nei secoli successivi il castello venne poi adibito a stalla, uffici, scuola, granaio fino a toccare il fondo nella seconda guerra mondiale quando fu occupato dai Tedeschi, che lo utilizzarono come carcere e comando. Fu solo nel 1973 che si poté vedere un recupero dell’antico splendore di questa struttura, quando venne acquistato dai coniugi Salamon insieme ai terreni circostanti, in vista della creazione dell’Oasi naturale protetta.
Come arrivare
Il borgo di Belgioioso si trova nella provincia di Pavia: si raggiunge facilmente partendo dalla sede di International Residence in via Gustavo Modena 4, prendendo l’A1 e con un tempo di percorrenza stimato di 53 minuti.
Approfondimenti
Per pianificare la visita al castello di Belgioioso consigliamo la pagina ufficiale del castello: https://www.belgioioso.it/