La vigna di Leonardo, in corso Magenta: una scoperta preziosa, un’oasi di pace nel centro di Milano, un piccolo paradiso perduto racchiuso tra l’arte della Casa degli Atellani, dove il tempo sembra sospeso. Un giardino delle meraviglie, tra le cui aiuole ha trovato riposo e ispirazione il genio vinciano.
La storia
La storia della vigna di Leonardo ci porta ai tempi della reggenza del ducato di Ludovico Maria Sforza detto il Moro, che giunse al potere dopo la misteriosa morte (o forse avvelenamento?) del nipote Gian Galeazzo Maria: in questi anni Milano assistette al suo fiorire rinascimentale e la sua corte divenne una delle più splendide d’Europa. Nel XV secolo, gli anni del Moro, l’attuale area che comprende corso Magenta era parte della vasta tenuta a nord del Castello Sforzesco, luogo di giardini e parchi, e ospitava le battute di caccia e gli svaghi di Ludovico il Moro. Proprio qui Ludovico decise di erigere una sorta di cittadella, riservando le più belle dimore ai suoi uomini più fidati, tra i quali figuravano gli Atellani. Ma la munificenza di Ludovico in questo caso fu doppia: prima la meravigliosa residenza destinata ai suoi dignitari e successivamente, sempre qui a proprio dietro casa Atellani, una vigna destinata a Leonardo da Vinci.
La vigna di Leonardo
1482: questo è l’anno che vede l’arrivo di Leonardo a Milano, durante la signoria di Ludovico il Moro. Entrambi giovani, ambiziosi e talentuosi: due anime affini, che si trovano in questo scorcio di fine secolo. E fu proprio Ludovico a commissionare a Leonardo nel 1495 l’affresco per il refettorio di Santa Maria delle Grazie, quell’Ultima Cena che ancora oggi ammiriamo con occhi colmi di meraviglia e incanto. Tre anni dopo, Ludovico farà dono a Leonardo di una vigna, per la precisione 16 pertiche di viti di Malvasia di Candia Aromatica, in un tentativo di rendergli il soggiorno milanese più dolce, quasi ricreando quel paesaggio toscano, con le dolci colline ricche di vigneti, in cui Leonardo era cresciuto. Un dono che alleggeriva il genio vinciano dalle fatiche richieste per la realizzazione dell’Ultima Cena: la vigna era infatti a pochi passi di distanza da Santa Maria delle Grazie, situata com’era dietro la casa degli Atellani. Purtroppo il 1500 si aprì nel peggiore dei modi per Ludovico il Moro, che venne sconfitto e imprigionato dai francesi. Tutti i possedimenti degli Sforza vennero confiscati e Leonardo fu costretto a lasciare Milano e la sua amata vigna, ma affittandola, prima della sua partenza, a un uomo di fiducia che se ne prendesse cura, l’allievo prediletto Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai. Questo piccolo appezzamento di terreno rimase sempre nel cuore di Leonardo: non a caso lo citerà nel suo nel testamento, lasciandone una parte al suo fedele servitore Giovanbattista Villani e un’altra parte proprio al Salai.
Leonardo da Vinci La vigna di Leonardo
Ma la vigna di Leonardo non è solo una magnifica oasi all’interno della città, con cui abbeverare il nostro sguardo: qui viene infatti prodotto un vino speciale, discendente proprio dai vitigni curati dalla mano del genio vinciano. Infatti nel 2007 è partito un progetto scientifico condotto dalla genetista Serena Imazio e dal professor Attilio Scienza, massimo esperto del DNA della vite che, per mezzo di scavi manuali, ha recuperato residui biologici vivi della Vigna Originale. È stato così possibile procedere al reimpianto della Malvasia di Candia Aromatica (la vite di Leonardo) e il 12 settembre 2018, per la prima volta, l’uva della Vigna di Leonardo è stata vendemmiata dando vita al vino più unico al mondo: La Malvasia di Milano, Anno I.
Il vino di Leonardo
La sopravvivenza della vigna di Leonardo è un vero e proprio miracolo, sicuramente merito della scienza ma anche della buona sorte: come l’Ultima Cena, infatti anche la vigna è riuscita a resistere fino a noi, nonostante i gravi danni inferti dai bombardamenti del 1943 alla residenza degli Atellani e alle zone circostanti. Di questa antica vigna è rimasta una vecchia foto in bianco e nero, risalente agli anni 20 del secolo scorso quando l’architetto Luca Beltrami, grande storico di Leonardo, verifica sugli atti e i documenti rinascimentali la possibile esatta posizione della vigna, prima che Portaluppi dia inizio ai di restauro di casa Atellani.
Casa Atellani
Come abbiamo visto nel 1490 Ludovico il Moro fa dono di due grandi case affiancate Signor Giacometto di Lucia dell’Atella o Giacomotto della Tela, capostipite della famiglia nota come Atellani, diplomatico fedele originario probabilmente della Basilicata entrato al servizio dei duchi di Milano al tempo degli Sforza. Da quel momento casa Atellani e il suo magnifico giardino diventarono centro della nobiltà milanese fino al 1535, l’anno in cui Francesco II Sforza, secondogenito di Ludovico il Moro, morì, e il Ducato di Milano passò definitivamente in mano agli spagnoli. Casa Atellani vide poi diversi passaggi di proprietà e diversi interventi di restauro: i conti Taverna, i Pianca e i Martini di Cigala. I primi lavori furono effettuati dalla famiglia che decise di ristrutturare le facciate in senso neoclassico: proprio in virtù di questo intervento, casa Atellani fece la sua prima comparsa nelle guide turistiche milanesi.
Oggi casa Atellani è di proprietà dei discendenti della famiglia Conti che recuperò la dimora quattrocentesca all’inizio del Novecento iniziando una serie di interventi volti al recupero della storica dimora, affidando i lavori all’architetto Piero Portaluppi. L’aspetto della casa venne radicalmente mutato, attraverso la trasformazione l’unione dei due edifici in un’unica dimora, abbattendo le mura di separazione delle corti e la creazione di un unico ingresso grazie ad un nuovo atrio porticato. Durante queste ingenti opere furono anche rinvenuti, in fondo al primo cortile, affreschi probabilmente dipinti nel 1533 in occasione del matrimonio fra Francesco II Sforza e Cristina di Danimarca. Come accadde ad altri monumenti della città, anche casa Atellani fu seriamente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: lo stesso Portaluppi si incaricò dei necessari lavori di restauro per rimediare alle considerevoli devastazioni.
Diverse sono le sale visitabili della residenza che ospita la vigna di Leonardo, iniziando dalla sala dello Zodiaco: già citata in documenti del 1544, deve il suo nome dalla presenza dei segni dello zodiaco dipinti nelle lunette, mentre sulla volta compaiono i carri dei pianeti e alle pareti una carta d’Italia, la Rosa dei venti e alcune figure rappresentanti le quattro stagioni.
Sala dello Zodiaco Sala dello Zodiaco – dettaglio
Precedendo tra gli spazi visitabili, ecco la sala dei Ritratti, segno tangibile della devozione degli Atellani nei confronti del fautore della loro fortuna: qui infatti fanno sfoggio quattordici tondi che ritraggono uomini e donne della dinastia sforzesca, identificabili grazie alle iscrizioni che accompagnano ogni ritratto. Si tratta di opere attribuite con certezza a Bernardino Luini e ai suoi quattro figli. Bisogna però dire che solo gli intrecci floreali del soffitto e delle volte sono originali mentre i restanti affreschi sono copie realizzate negli anni venti in seguito all’acquisto dei ritratti originali da parte del Comune, che ha provveduto alla loro messa in sicurezza presso il museo del Castello Sforzesco.
Sala dei Ritratti Sala Ritratti -Bianca Maria Visconti
Infine citiamo la stanza che fungeva da studio di Ettore Conti, l’ingegnere e magnate dell’industria elettrica italiana che ha permesso il recupero della dimora che custodisce la vigna di Leonardo. Si tratta di una sala raffinata ed estremamente ricercata negli arredi: la biblioteca e le pareti dello studio, con tanto di cariatidi, sono infatti rivestite di boiserie seicentesca (una decorazione basata sulla copertura delle pareti con pannelli di legno). Sopra il camino è esposto lo stemma di alleanza concepito per il matrimonio di Cristina di Danimarca e Francesco II Sforza, probabilmente ordinato dagli Atellani per rimediare all’assenza di Cristina dal novero dei quattordici ritratti sforzeschi.
Casa Atellani -Studio di Ettore Conti Studio di Ettore Conti – dettaglio con gatto