La Lusiroeula, una tradizione milanese, che ha il sapore dell’infanzia, della sua magia, dell’incanto delle notti d’estate e di un tempo antico. Un tempo e un’usanza che dobbiamo cercare di mantenere, per riscoprire gli splendori che la Natura è in grado di donarci.
La lusiroeula, questa tradizione dal nome quasi impronunciabile, è una passeggiata notturna tra le lucciole. E già solo questo sarebbe sufficiente a rendere estremamente affascinante questo appuntamento. Ma l’ulteriore particolarità è che si tratta di una passeggiata tra le lucciole “innamorate”: un percorso tra la natura per ammirare la danza delle lucciole nella breve stagione dei loro amori. Un incanto solo a scriverlo, figuriamoci a vederlo con i propri occhi. Il luogo che accoglie questa magia è il parco delle Cave e a rendere tutto ciò possibile è l’associazione Amici della Cascina Linterno, che da anni si occupa dell’organizzazione di questo appuntamento. Si tratta di un evento dalla doppia valenza simbolica: il recupero e la salvaguardia non solo della fauna ma anche il recupero di un territorio che per anni era stato abbandonato al degrado, diventando addirittura una vera e propria piazza di spaccio. Il parco della Cave, tra Baggio e Quinto Romano, conosciuto per essere il terzo parco più grande di Milano, si trasforma così, per due settimane, in uno sfondo da fiaba.
La danza delle lucciole: quando
Da venerdì 20 maggio a martedì 14 giugno: segnate queste date perché è in questo intervallo di tempo che sarà possibile ammirare la danza delle lucciole innamorate, ogni settimana per due giorni, tutti i martedì e i venerdì alle 21.15 È importante annotarsi le date per programmare la passeggiata perché la prenotazione è obbligatoria in modo da evitare assembramenti e garantire non solo la sicurezza partecipanti ma soprattutto per garantire il rispetto delle lucciole e del delicato ecosistema del parco. Per le stesse ragioni, per accostarci a questo mondo incantato con il rispetto necessario, ci sono alcune altre regole che è obbligatorio seguire: rimanere in silenzio, camminare lentamente e solo sui sentieri principali, senza inoltrarsi nell’erba, dove si rischia di calpestare le lucciole. Ricordiamoci che siamo ospiti in questo luogo e che ci è consentito solo di gettare uno sguardo su questo spettacolo che assomiglia a uno sciame di stelle cadenti, nel fitto di un bosco. La prenotazione è molto semplice: sarà infatti sufficiente inviare una mail all’apposito indirizzo (prenolucciolatalinterno@gmail.com) , specificando la data desiderata e il numero di partecipanti, cui l’organizzazione provvederà a rispondere fornendo tutte le informazioni necessarie per partecipare all’iniziativa.
Lusiroeula -locandina evento
Le lucciole; qualche curiosità
Le lucciole sono coleotteri, appartenenti alla famiglia dei Lampiridi (Lampyridae), suddivisa in oltre 2.000 specie nel mondo di cui 21 ospitate in Italia. Le lucciole amano particolarmente ambienti temperati e molto umidi, quindi abbondano nelle foreste, nelle paludi o sulle sponde di fiumi e ruscelli. Le lucciole, come vedremo, possiedono diverse particolarità, oltre alla loro caratteristica luce.
Innanzitutto la maggior parte della vita delle lucciole trascorre sotto forma di larve, che emettono anch’esse luce, seppur meno intensa rispetto agli esemplari adulti. Il ciclo larvale si conclude con un’ibernazione che dura due o tre inverni, terminata la quale le larve si trasformano in bozzolo, da cui dopo due settimane nasce la lucciola adulta. La vita delle lucciole è una vita davvero molto breve: le femmine vivono in sola funzione della riproduzione poiché, non essendo in grado di assumere cibo, sopravvivono solo alcuni giorni, a differenza degli esemplari maschi che possono raggiungere anche (si fa per dire) due settimane di vita.
La luce che caratterizza queste bestioline è dovuta a una reazione chimica che avviene a livello dell’addome. Qui, infatti, si trovano organi specializzati contenenti il composto eterociclico luciferina una molecola che, come sugge#02a504risce il nome stesso, in presenza di ossigeno provoca una reazione chimica in grado di produrre una luce quasi senza calore. Si tratta di una luce fredda (500-600 nanometri) che funziona da strumento utilizzato dalle lucciole per gli accoppiamenti stagionali, venendo utilizzata come codice per la comunicazione sessuale. Le femmine possono illuminare gli organi riproduttivi anche per due ore mentre i maschi, invece, fanno luce solo per pochi secondi. Fermo restando che ogni specie possiede il proprio codice di luminosità e di intermittenza, in linea generale il maschio vola emettendo una luce intermittente mentre la femmina, ferma tra la vegetazione lo vede e si illumina con una luce fissa, facendosi così notare e raggiungere dal maschio.
In Italia il periodo di accoppiamento delle lucciole va tra giugno e luglio, estendendosi anche fino ad agosto, a seconda della specie e della zona. Ma la bioluminescenza emessa dalle lucciole serve anche per difendersi dai potenziali predatori, segnalando in questo modo il loro sapore disgustoso. La sopravvivenza delle lucciole purtroppo è sempre più a rischio, a causa dell’inquinamento luminoso: la costante presenza di fonti luminose, infatti, manda in crisi la loro comunicazione. Inoltre l’uso massiccio di prodotti chimici che colpiscono loro o le loro prede (chiocciole e lumache: le larve di lucciola le immobilizzano con le mandibole e le divorano) ha determinato una drastica diminuzione del numero di esemplari.
Il parco delle Cave
Il parco delle Cave è, per estensione, il terzo parco di Milano, con più di un milione di metri quadrati di verde, inoltre con i suoi 4 laghi formati da bacini artificiali, uno stagno, le marcite per un totale di 24 ettari di acqua costituisce un unicum nel sistema del verde e delle acque milanesi. Proprio questa abbondanza di acque rende il parco un ambiente ideale non solo per le nostre lucciole ma anche numerosi uccelli acquatici quali l’airone, il martin pescatore, i cormorani, i gabbiani, le folaghe, le gallinelle d’acqua oltre ad anfibi e rettili.
Il parco si trova nella zona ovest della città e, insieme ai limitrofi Bosco in città e al parco Aniasi di Trenno, fa parte del Parco agricolo sud. L’origine del nome con cui è conosciuto il parco delle Cave è presto spiegata: negli anni 20 del secolo scorso, infatti, in questa zona agricola furono aperte cinque cave per l’estrazione di ghiaia e sabbia: Cabassi, Casati, Ongari, Cerruti e Aurora. Durante gli anni ’60 quest’area cadde in stato di abbandono, trasformandosi progressivamente in una discarica abusiva. Fu solo negli anni ’80 che vennero iniziati i lavori per il recupero della zona: grazie alle forti pressioni esercitate dalle associazioni di cittadini della zona 18, si diede infatti attuazione al piano regolatore approvato nel 1976 che destinava l’area a parco. Tuttavia, il passaggio fondamentale per la completa trasformazione di questa vasta area nello splendido parco di cui possiamo godere oggi, è stata l’acquisizione di un’area di 135 ettari contro i 40 iniziali e l’affidamento della gestione a Italia Nostra, che aveva già in gestione il Bosco in Città. Dall’anno della sua inaugurazione ufficiale, nel 2002, il parco della Cave è diventato un punto di riferimento fondamentale per la città di Milano, ospitando al suo interno un insieme di luoghi e paesaggi diversi, dove è possibile vivere esperienze di contatto con la natura. Molteplici sono le attività e gli eventi organizzati al parco delle Cave, oltre alla passeggiata per ammirare le lucciole: qui vengono infatti allestite attività educative come corsi di giardinaggio e orticoltura, momenti di lavoro volontario per la cura dei boschi e per la valorizzazione delle fioriture di campo. Inoltre all’interno del vasto complesso del Parco agricolo sono ospitate diverse cascine ed aziende agricole, le principali e più conosciute delle quali sono sicuramente Cascina Linterno e Cascina Caldera.
Le cascine iniziarono a sorgere dopo le importanti opere di bonifica dei territori circostanti la città messe in atto, a partire al XII secolo, dalle congregazioni dei frati cistercensi e degli Umiliati. Fu infatti grazie a loro che le molte acque milanesi iniziarono a essere incanalate in rogge e canali e si iniziò la coltivazione del grano. In questo modo, nel giro di due secoli queste zone subirono una trasformazione radicale, diventando una delle aree agricole più fiorenti d’Europa. Le odierne cascine sono figlie di questi primi complessi agricoli a stampo monastico, chiamati grange (dal latino “granea” ossia granaio) e progressivamente entrate in possesso di privati, sia nobili sia contadini. Il termine cascina (XII sec.) origina dal latino volgare capsia (recinto per bestiame) in seguito divenuto capsina, poi cassina e infine cascina. Nel corso del tempo ai primi edifici se ne aggiunsero altri per far posto alle varie famiglie che vi risiedevano: in media ogni cascina (o cassina) ospitava dalle 10 alle 20 famiglie, tutte occupate nelle attività agricole. Il sistema delle cascine visse la sua massima espansione nel periodo compreso tra il XVI e il XIX, dopodiché, l’inizio dell’industrializzazione si accompagnò a un progressivo abbandono delle campagne con la conseguente caduta in rovina delle cascine. La tipologia architettonica è caratterizzata da una corte chiusa con una tipica pianta a “L”, a “U” con un grande cortile rettangolare su cui si affacciano da un lato le abitazioni e dall’altro le stalle e i vari depositi. Ogni cascina era completa di tutti i servizi necessari per la vita della comunità che vi risedeva, rendendola di fatto una comunità autonoma e autosufficiente.
In alcuni casi erano presenti anche una cappella se non quando una vera e propria chiesetta con il proprio altare consacrato dove il sacerdote della parrocchia vicina celebrava le funzioni sacre. Inoltre alcune delle cascine più antiche, risalenti al XIV-XV secolo, erano fortificate per difendersi dalle numerose bande di briganti che in quegli anni flagellavano le campagne. Attualmente il territorio del comune di Milano conta un centinaio di cascine, alcune delle quali ancora in attività mentre altre sono state riconvertite in abitazioni, ristoranti o agriturismi. L’Associazione Cascine Milanesi (costituita nel 2013) comprende 61 cascine appartenenti all’amministrazione comunale mentre le rimanenti sono di proprietà privata e religiosa
Cascina Linterno
Conosciuta più comunemente con il come cascina Inferno, è uno degli esempi più antichi di insediamento agricolo a Milano, da poco restaurato con un mirabile intervento del Politecnico di Milano. Molteplici sono le particolarità di questa cascina, a cominciare dalla sua posizione, in quanto si trova infatti in via Fratelli Zoia, nelle vicinanze del parco delle cave, dove le antiche mura spagnole si mantengono in un ottimo stato di conservazione. L’esistenza di questa cascina è di antica data: la sua presenza infatti era già documentata nel 1154, come si evince da una pergamena della Canonica di Sant’ Ambrogio, la “Carta Investiture” dove, in un atto notarile, viene citata come ‘Infernum’, nome che la identificherà sino alla fine del ‘500. Ma non lasciamoci fuorviare dal nome, che nulla ha a che fare con la dannazione eterna. Semplicemente l’appellativo ‘Infernum’ potrebbe derivare dal toponimo germanico o dal longobardo “fern, lontano (fondo lontano). Inizialmente questa cascina, situata lungo la via Longa, una diramazione dell’antica via francigena, era gestita da una comunità monastica associata verosimilmente alla Commenda di Santa Maria del Tempio e comprendeva un’azienda agricola e un ricovero per i pellegrini. Nei secoli passati queste erano terre fertili, ricche di corsi d’acqua e di boschi silenziosi: un paesaggio talmente suggestivo da fare breccia nel cuore di Francesco Petrarca, che invitato a Milano da Giovanni Visconti tra il 1353 e il 1361, proprio qui scelse di dimorare, preferendola alla basilica di sant’Ambrogio. Cascina linterno assunse la tipica forma di corte chiusa delle cascine lombarde verso il 1440, quando vennero aggiunte le stalle ed i porticati: inoltre nel corso degli anni si andarono aggiungendo, attorno al nucleo centrale, altre costruzioni facendo diventare la Cascina Linterno un vero e proprio borgo agricolo. Nell’ottobre del 1754 venne consacrata la chiesetta della Cascina, dedicata alla Vergine Assunta. La funzione di locanda e ricovero è proseguita nel corso dei secoli: infatti sino agli anni 50 sul muro esterno che si affaccia sulla via era scritto “Osteria del Petrarca”. Nel 1999 la cascina venne dichiarata monumento tutelato dal Ministero dei Beni Culturali. Come abbiamo detto, la cascina è stata da poco restaurata nel 2014 dopo un prolungato periodo di chiusura iniziato nel 2002 a seguito dello sfratto esecutivo ricevuto dall’allora agricoltore della proprietà. Mentre la Chiesetta ed alcuni locali sono stati riassegnati in comodato precario all’Associazione Amici Cascina Linterno nel 2005, nel 2010 il complesso è stato acquisito dal Comune di Milano e riaperto alla cittadinanza nel 2010. Attualmente sono numerose le iniziative tenute presso la cascina.
Come ogni luogo particolare, anche cascina linterno ha le sue leggende. Una in particolare ruota intorno alla chiesetta e alla più piccola delle sue campane: datata 1753, fu chiamata “la campana de la tempesta” in quanto si credeva che se fosse stata suonata da un bambino o da una bambina, avesse il potere di allontanare dalla zona le grandinate ed i temporali.
La milanesità di questa cascina è già tutta nel nome: caldera è infatti espressione dialettale che significa caldaia e le è stato assegnato a causa dell’avvallamento del terreno a forma circolare su cui sorge. Il complesso si trova all’interno del parco delle Cave, vasta oasi naturalistica fra Baggio e Quinto nata dopo il cessato sfruttamento delle cave di ghiaia negli anni 70. Questa cascina si distingue in quanto è una delle poche cascine che ancora oggi utilizzano l’acqua di un fontanile per le funzioni di irrigazione, coltivazione e allevamento. Cascina caldera è del XVI secolo: a fine ‘500 era proprietà della famiglia nobile Rainoldi che vi fece erigere nel 1608 una piccola chiesa dedicata a Carlo Borromeo (quindi già due anni prima della canonizzazione ufficiale del Santo). Purtroppo come tutti i complessi agricoli del milanese è andata incontro a un destino di degrado e abbandono: solo nel 2002 iniziarono i lavori di recupero, quando la gestione passò all’azienda agricola caldera di Franco Zamboni e della famiglia Campi. Ad oggi le attività della cascina sono la coltivazione, l’allevamento e un maneggio. Inoltre è stata mantenuta una marcita a scopo didattico-culturale. Ci preme sottolineare come l’allevamento degli animali non sia a scopo di rendita ma puramente didattico.
Cascina Caldera si trova in via Caldera 69 ed è raggiungibile con vari mezzi: partendo dalla nostra sede la combinazione migliore è passante ferroviario + linea 5 (fermata San Siro).
Il parco della Cave è situato tra Baggio e Quinto Romano ed è facilmente raggiungibile dalla sede di International Residence di via Gustavo Modena 4, utilizzando i mezzi del trasporto pubblico le cui fermate (sia sotterranee che di superficie) sono tutte a pochi metri di distanza.
In alternativa si può raggiungere il parco delle Cave, dove ammirare la danza delle lucciole, anche con la propria auto.