Monastero di San Bernardino: una storia di tra comuni, di pacificazioni, di predicazioni. La storia del monastero di San Bernardino ci riporta a tempi antichi, delle predicazioni dei francescani nell’Italia del 1400: passeggiando tra le mura del complesso monastico possiamo immaginare facilmente i monaci che qui vivevano in stretta comunione tra loro, dediti allo studio e alla contemplazione. Addentriamoci quindi in questa storia e varchiamo i cancelli del Monastero di San Bernardino che comprende la chiesa di San Bernardino e il convento di Santa Maria degli Angeli.
- La storia del monastero di San Bernardino
- La chiesa
- Il convento
- San Bernardino, storia di un santo
- Come arrivare
- Approfondimenti
La storia del monastero di San Bernardino
La nostra si svolge agli albori del 1400 e vede come protagoniste Caravaggio e Treviglio, all’epoca potenti borghi della Gera d’Adda, le cui popolazioni erano acerrime nemiche, in concorrenza tra loro per il primato sui territori circostanti. Il clima tra i due comuni era reso ancora più incandescente da questioni di confini e dal rifiuto di Treviglio di concedere l’uso delle acque per l’irrigazione dei campi che alcuni abitanti di Caravaggio possedevano sul territorio trevigliese. Come se i due comuni rappresentassero Capuleti e Montecchi, con i rispettivi abitanti in guerra perenna, al punto di giungere a scavare un fossato che dividesse i due borghi e i terreni di appartenenza. Le faide tra le popolazioni non si limitavano a semplici liti tra vicini ma arrivavano a contemplare omicidi, incidenti, vendette al punto da destare allarme nelle autorità e nei rappresentati della chiesa. Fu in questo clima che nei primi giorni di novembre del 1419 giunse frate Bernardino, appartenente all’Ordine dei Minori: Bernardino aveva votato la sua vita a portare la parola del Signore lungo il territorio italiano, predicando amore e concordia. E proprio la riappacificazione dei due comuni era l’obiettivo che si era posto San Bernardino. Il carisma e la forza oratoria di Bernardino erano tali da riuscire a fare breccia anche negli animi apparentemente più duri e gli abitanti del bergamasco non fecero eccezione ed entrambi i comuni, Treviglio e Caravaggio, si votarono alla parola di Bernardino. Per esprimere la loro gratitudine, entrambi i comuni decisero di edificare dei conventi dei Minori, dedicati a Bernardino. Il primo a portare a termine il progetto fu Treviglio, con la creazione del convento a nome di Santa Maria Annunziata e nel 1472, quando San Bernardino era morto ormai da vent’anni, Caravaggio. In quest’ultimo comune il terreno per la costruzione del futuro monastero di San Bernardino fu una donazione da parte della famiglia Secco: i lavori iniziarono, come abbiamo detto, nel 1472 ed ebbero termine nel 1488. Il monastero di San Bernardino, nonostante facesse ufficialmente parte della Diocesi di Cremona, una volta terminato fu offerto agli Osservanti della provincia di Milano, un movimento riformatore dell’Ordine dei Minori stabilitosi a Caravaggio negli anni precedenti all’edificazione del monastero stesso e dove rimase fino al fino al 1543, anno della cessione ai Riformati.
Come tutti gli edifici di culto e gli ordini religiosi, anche il monastero di San Bernardino subì la presa del potere dei francesi che ne decretò la soppressione il 16 giugno 1798. Il convento e i terreni annessi furono venduti ai privati e successivamente il monastero di San Bernardino andò incontro a diversi passaggi di proprietà, preludio di un triste destino. Infatti anche se per un periodo i religiosi rientrano nel monastero, in seguito a ripetute petizioni della comunità invocanti il loro ritorno, l’11 maggio del 1810 avvenne la definitiva soppressione del monastero di San Bernardino. La proprietà passò all’Ospedale Civile che decise di affittarlo: la parte del convento diventò casa colonica e la foresteria, ampliata, fu destinata a caserma. Fortunatamente la chiesa, essendo sempre stata aperta al culto, conservò il proprio aspetto originale mentre lo stesso non accadde per il monastero che subì invece diverse trasformazioni. Solo nel 1970 il Comune di Caravaggio riuscì a entrare in possesso del chiostro e del terreno di San Bernardino dando inizio a una serie di interventi di restauro sotto la guida dell’architetto Sandro Angelini di Bergamo che nel 1973 lo consegnò alla comunità per ospitare il Centro Civico cittadino.
La chiesa
L’esterno della chiesa del monastero di San Bernardino presenta una facciata molto semplice, in stile gotico-lombardo, con un rosone sopra al quale spicca una terracotta in cui è inserito il simbolo di San Bernardino, il noto trigramma del nome di Gesù. Dal punto di vista architettonico, il complesso tardo-quattrocentesco si presenta sostanzialmente intatto nelle sue parti strutturali e murarie.
Chiesa San Bernardino
L’interno della chiesa di San Bernardino presenta il suo debito alla ferrea regola dell’austerità dell’Ordine dei francescani, che si esprime nei pavimenti in cotto e nell’assenza del marmo, sebbene nel corso degli anni sia stata impreziosita da una serie di pregevoli decorazioni. Strutturalmente la chiesa si presenta divisa in due parti: una dedicata ai fedeli e una ai monaci, tra loro separate. La parte dedicata ai fedeli è ad una sola navata, con tre cappelle poligonali a sinistra e un pregevole soffitto a cassettoni per terminare con una parete dietro alla quale si trovano altre due cappelle e la parte riservata al clero. Come abbiamo detto, l’interno della chiesa è andato progressivamente arricchendosi di decorazioni, pur nel rispetto della severità imposta dall’ordine di appartenenza: diverse sono le opere pittoriche e architettoniche che attendono il visitatore che si reca al monastero di San Bernardino.
Monastero San Bernardino – cappelle laterali
Appena varcato l’interno della chiesa, sulla sinistra, si trova la cappella dedicata alla Madonna, di forma poligonale, con volta a crociera gotica. La cappella presenta decorazioni pittoriche di incerta attribuzione sia sulle pareti che sulla volta, rappresentanti alcune scene del ciclo mariano, i Santi francescani e alcuni martiri.
Tra la prima e la seconda cappella, si può ammirare la Madonna tra San Bernardino (alla sua destra) e San Rocco. L’autore dell’affresco è inferibile dalla scritta a rebus conservata in una fascia situata sotto il dipinto stesso, in cui sono presenti un ferro di cavallo (fer), un topo (mus), una stella e 15’c’ per la data: Fermo Stella, 1500.
Affresco – Fermo Stella
Procedendo lungo il lato sinistro si incontra la cappella intitolata a Sant’Antonio da Padova (precedentemente a San Bartolomeo) anch’essa riccamente decorata.
La cappella successiva è dedicata a San Francesco e purtroppo ha subito numerose modifiche nel corso del secolo che hanno comportato la perdita delle decorazioni originarie: quelle attualmente presenti sono infatti opera di metà del secolo scorso.
Arrivati alla fine della navata, ci troviamo di fronte al muro che divide le due zone della chiesa di San Bernardino, che reca il grande e magnifico Ciclo della Passione del 1531: su una superficie totale di quasi ottanta metri quadri è raffigurata al centro la Crocifissione che domina l’intero spazio della navata e accanto a essa le quattro scene della passione: L’ultima cena, Gesù davanti a Pilato, l’Arresto e la Resurrezione.
Monastero San Bernardino – ciclo della passione Ciclo della passione – dettaglio
Dopo la parete divisoria si trovano le altre due cappelle: mentre in quella di sinistra non sono rimaste tracce delle primitive decorazioni, in quella di destra è conservato l’affresco cinquecentesco della Madonna con Bambino tra i santi Bernardino e Bonaventura, con devoto, attribuito al pittore caravaggino Cristoforo Ferrari de’ Giuchis. Inoltre davanti alla cappella c’è un sepolcro con le spoglie di alcuni frati morti in convento.
Infine ecco il Presbiterio, cui si accede attraverso il corridoio tra le due cappelle e che presenta al centro un altare di legno di noce con motivi decorativi barocchi del ‘700.
Il convento
La struttura antica del convento purtroppo è andata perduta: al suo posto si trova infatti una struttura moderna che ospita gli uffici del Corpo di Polizia Municipale. I chiostri probabilmente erano in origine due: ne rimane solo uno, rettangolare, delimitato su due lati da edifici a due piani e sul lato a sud da un edificio a un piano. Anche per i chiostri si sono aggiunte decorazioni nel corso dei secoli: mentre qualcuna si riesce ancora a intravedere, la maggior parte sono anch’esse andate perdute. Sul lato est del chiostro, due porte conducono alla sala più grande del convento di San Bernardino: un tempo destinata al Refettorio, ospita oggi l’Auditorium.
San Bernardino, storia di un santo
San bernardino era un frate francescano, nato in Toscana nel 1380, per la precisione in provincia di Siena, dalla nobile famiglia degli Albizzeschi.
Rimasto orfano da bambino, fu allevato a Siena da due zie e verso i 18 anni, dopo un percorso di studi umanistici, entrò nella Confraternita dei Disciplinati di Santa Maria della Scala, una compagnia di giovani flagellanti. L’epidemia di peste che colpì la città di Siena due anni più tardi rappresentò un momento molto importante nella formazione di Bernardino che, insieme ai compagni della Confraternita, si offrì volontario per offrire assistenza ai malati. La sua opera di assistenza durò per quattro mesi, fino all’inizio dell’inverno, quando la pestilenza cominciò a scemare. Contagiato egli stesso dalla peste, trascorse quattro mesi tra la vita e la morte, e una volta guarito assisté poi per un anno la zia diventata cieca e sorda. Fu proprio in questo clima che Bernardino iniziò il suo percorso spirituale che lo portò alla decisione di entrare nell’Ordine Francescano: liberatosi di tutti i suoi possedimenti terreni, l’8 settembre 1402 entrò come novizio nel Convento di San Francesco a Siena. Qui vigeva una disciplina ferrea, sotto l’egida della Regola dell’Osservanza, sorta in seno al francescanesimo 33 anni prima, che propugnava povertà e austerità assolute. Nel 1405 fu nominato predicatore e proprio per questa sua attività iniziò ad attraversare l’intera Italia centro-settentrionale, determinando con le sue prediche, un deciso rinnovamento per la Chiesa e per il movimento francescano. Fu inoltre sua la creazione del trigramma che diverrà poi il suo simbolo: un sole raggiante in campo azzurro, con sopra le lettere IHS (Iesus Hominum Salvator). Ogni elemento del trigramma ha forte valenza simbolica: il sole centrale è chiara allusione a Cristo che dà la vita come fa il sole, suggerendo anche l’idea dell’irradiarsi della Carità. Nel trigramma i raggi del sole hanno inoltre doppia valenza: dodici sono serpeggianti a rappresentare gli Apostoli mentre otto sono quelli diretti che rappresentano le beatitudini. La fascia intorno al sole rappresenta la felicità eterna dei beati, il celeste dello sfondo è simbolo della fede, l’oro dell’amore. Infine Bernardino allungò e tagliò in alto anche l’asta sinistra dell’H in modo da ricreare una croce. Il trigramma del nome di Gesù divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo: per citare solo gli esempi più famosi, Giovanna d’Arco volle ricamarlo sul suo stendardo e più tardi fu adottato anche dai Gesuiti. Inoltre campeggia enorme e solenne sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena, opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro. Proprio per essere stato l’ideatore di tale simbolo, San Bernardino diverrà patrono anche dei pubblicitari, oltre che degli ammalati dei polmoni.
Trigramma di San Bernardino