L’Oratorio di San Protaso è letteralmente sepolto nel traffico di Milano e non è un modo di dire. Infatti trova posto su uno spartitraffico nel quartiere Lorenteggio, all’altezza del civico 31 dell’omonimo viale.
E’ una chiesetta microscopica, edificata intorno all’anno 1000 per volere dei monaci benedettini della basilica di San Vittore al Corpo che la dedicarono a San Protaso, ottavo vescovo di Milano.
Ovviamente nell’anno 1000 la città non era quale la conosciamo oggi: all’epoca il quartiere Lorenteggio era in realtà un sobborgo, chiamato Laurentiglio, nell’allora Comune dei Corpi Santi. Parafrasando uno dei luoghi più comuni “qui una volta era tutta campagna”. E in effetti così erano questi luoghi: dobbiamo immaginarci un Olona dalle acque limpide scorrere lungo distese di campi fertili.
E vogliamo farci mancare una leggenda legata alla chiesa? Siamo nel 1162, Milano era sotto l’assedio delle armate di Federico Barbarossa. Gli abitanti del borgo di Lorenteggio opposero una strenua resistenza, creando una situazione di stallo molto poco gradita all’imperatore. Il Barbarossa per cercare di placare la propria frustrazione e per trovare conforto, decise di visitare l‘Oratorio di San Protaso. Rimase talmente colpito dalla bellezza della chiesa da decidere di proteggerla dalla sua furia distruttrice. Risparmiato dal Barbarossa l’Oratorio assiste alla calata di Napoleone a Milano nel 1796: in epoca napoleonica, viene usato come deposito di armi dalle truppe dell’imperatore perdendo così la sua funzione di luogo di culto.
Arriviamo con un salto al Risorgimento: un altro momento storico che vede protagonista la nostra chiesetta. Infatti nel 1820 l’Oratorio viene usato come covo per le riunioni dei carbonari, presiedute dal conte Federico Confalonieri. In virtù di un cunicolo sotterraneo era infatti possibile raggiungere sia la Pusterla di Sant’Ambrogio sia (pare) il Castello Sforzesco. Tale passaggio verrà murato solo nel secolo scorso.
L’edificio tornò poi a essere usato come luogo di culto fino al 1937 quando la costruzione in zona della Chiesa Parrocchiale di San Vito al Giambellino ne sancì di nuovo l’abbandono. E’ proprio in questo periodo che la saggezza popolare comincia a chiamare la chiesetta Gesetta di’ Lusert (Chiesetta delle Lucertole). Il motivo è molto semplice: solo le lucertole frequentavano abitualmente l’Oratorio, anche se solo per scaldarsi al sole.
Infine, non manca il miracolo che coinvolge uno degli affreschi conservati all’interno della chiesa stessa. Infatti si narra che l’affresco della Madonna del Divino aiuto sarebbe stato ricoperto per tre volte dall’intonaco per riapparire sempre successivamente.
Grazie all’Associazione Amici della chiesetta di San Protaso al Lorenteggio nel 2015 l’Oratorio è stato finalmente posto sotto il vincolo della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici della Lombardia.