Basilica di San Simpliciano: basilica antica, quasi sconosciuta, nonostante sia una tra le chiese più antiche di Milano. Una delle 4 basiliche la cui edificazione è stata voluta da Sant’Ambrogio nel IV secolo: la storia di San Simpliciano è strettamente intrecciata con quella del Santo patrono di Milano.
Rechiamoci dunque in corso Garibaldi dove, nell’omonima piazzetta, ci attende San Simpliciano, con la sua storia millenaria e il suo carico di memorie.
La storia
Come abbiamo detto, sembra che sia stato Sant’Ambrogio a volere l’edificazione di questa basilica, in origine dedicata alla Vergine e conosciuta con il nome di Basilica Virginum. San Simpliciano è stata costruita in una zona all’epoca fuori dalle mura romane, in corrispondenza di un cimitero pagano, sulla via Comasina, la strada che conduceva alle provincie dell’impero al di là delle Alpi e alla Renania.
Come spesso accade, gli edifici sacri sono circondati da un alone di leggende e di miracoli, che accrescono ulteriormente il loro fascino e anche San Simpliciano non sfugge a questa tradizione. Inizialmente dedicata alla Vergine venne successivamente consacrata a San Simpliciano, vescovo che succedette ad Ambrogio alla guida della diocesi milanese e definito “maestro di santi” in quanto preposto alla preparazione religiosa di Sant’ Agostino e di Sant’Ambrogio stesso. Ambrogio e Simpliciano lavorarono fianco a fianco nel governo della città di Milano, consolidando un rapporto di stima e fiducia reciproca che portò Ambrogio a nominare Simpliciano vescovo e affidargli la basilica di Porta Comasina. E proprio sullo stretto rapporto tra i due trova fondamento una tra le leggende che circondano la figura di questo santo: mentre Ambrogio era sul letto di morte, i sacerdoti iniziarono a discutere in sua presenza su chi dovesse succedergli. Il nome di Simpliciano fu scartato perché troppo anziano: ma Sant’Ambrogio, riscossosi momentaneamente dall’incoscienza, avrebbe affermato “vecchio sì, ma buono”, per poi precipitare nuovamente in uno stato di torpore. Ma anche di miracoli si può fregiare San Simpliciano, che la legano strettamente alla storia d’Italia: qui infatti riposavano le spoglie di tre martiri che trovarono la morte nella missione di evangelizzazione delle valli dell’Anaunia (oggi Val di Non). Martirio, Sisinnio e Alessandro, questi i nomi dei tre martiri, vennero infatti barbaramente uccisi da pagani locali il 29 maggio 397 e le loro spoglie vennero accolte all’interno della basilica per volere dello stesso Simpliciano. E proprio dalla loro urna, il 29 maggio 1176, si sarebbero innalzate in volo tre colombe, gli spiriti dei tre martiri, per raggiungere il campo di battaglia di Legnano che vedeva fronteggiarsi l’esercito della Lega Lombarda, guidata da Alberto da Giussano, e le truppe di Federico Barbarossa. Una volta giunte sul posto, le tre colombe si sarebbero posate sulla croce sopra il famoso Carroccio, un carro trainato da buoi con le insegne dei comuni lombardi ostili al Barbarossa. Questo fu interpretato come un segno divino da parte dei combattenti della Lega Lombarda, tanto conferire loro la forza e la fiducia necessarie per vincere la battaglia contro l’imperatore tedesco. Le stesse tre colombe sono presenti sullo stemma dei benedettini di San Simpliciano e l’episodio è rappresentato nelle vetrate poste nel 1927 sopra l’ingresso. Inoltre il 29 maggio si ricorda il sacrificio dei tre martiri, celebrato fino a qualche anno fa con la liberazione di uno stormo di colombe.
Tuttavia, ancora prima di questo episodio, la basilica di San Simpliciano era già entrata nel simbolismo cristiano, fungendo da punto di ritrovo per i lombardi in partenza per le crociate. Infatti, nel 1100 proprio in occasione del primo anniversario della liberazione di Gerusalemme l’arcivescovo Anselmo IV da Bovisio fece istituire presso la basilica una festa annuale e un mercato esente da imposte, stabilendo al contempo l’indulgenza per coloro che si sarebbero recati in visita in occasione della celebrazione.
La basilica di San Simpliciano ha visto la nascita e lo sviluppo di numerose iniziative a sostegno delle fasce più fragili della popolazione, iniziative che nel corso del tempo si sono radicate, diventando vere e proprie istituzioni storiche del nostro territorio. La sua posizione lungo la via Comasina la rendeva infatti luogo di passaggio di gruppi di pellegrini che qui trovavano ospitalità presso strutture appositamente adibite a questo scopo, tra cui un ospedale che nel 1476 venne aggregato all’Ospedale Maggiore. Inoltre nel 1483 presso la casa del parroco di S. Simpliciano venne fondata, da un gruppo di privati cittadini una Cassa di prestito da cui nascerà in seguito il Monte di Pietà.
Anche San Simpliciano, come tutte o quasi le chiese e gli edifici religiosi, subì l’arrivo di Napoleone che soppresse l’ordine monastico, riconvertendo in caserma la basilica stessa che tale rimarrà anche dopo l’unità d’Italia, entrando nelle disponibilità dei bersaglieri. Fu solo nel 1940 che si iniziò a mettere in pratica un importante intervento per il recupero di San Simpliciano e dei suoi spazi, riaprendo le arcate tamponate, riportando alla luce gli antichi affreschi permettendo così il nuovo insediamento dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Alla fine degli anni 60 del secolo scorso nella parte più antica del monastero di S. Simpliciano si è insediata la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale dando un’ulteriore spinta al completamento del risanamento del cortile maggiore cinquecentesco, del chiostrino quattrocentesco e del monumentale scalone abbaziale settecentesco.
Riproduzione basilica San Simpliciano
La basilica
La lunga storia che ha attraversato la basilica di San Simpliciano è visibile in vari parti della chiesa, che presentano elementi architettonici e stilistici tipici delle diverse epoche, da quella paleocristiana a quella romanica.
La basilica di San Simpliciano è stata edificata con lo stesso aspetto di quella di Treviri in Germania, il luogo che diede i natali a Sant’Ambrogio, nell’odierna Germania. Il rimando non era casuale ma altamente simbolico: così come la basilica di Treviri era utilizzata dall’imperatore come luogo per “amministrare la giustizia terrena”, San Simpliciano sarebbe stata utilizzata dal vescovo come luogo per “amministrare la gloria di Dio”. Inoltre proprio la somiglianza tra le due basiliche ci permette di ipotizzare quale fosse l’aspetto della basilica paleocristiana che nel corso dei secoli è stata ampiamente modificata. La facciata, nonostante i pesanti interventi di restauro effettuati nel 1870 da Carlo Maciachini (che abbiamo già incontrato nei rifacimenti di Santa Maria del Carmine) presenta nella parte bassa elementi originari del XII secolo, dati dall’uso della pietra che contrasta con la muratura in cotto. I portali di accesso sono 3, divisi da semicolonne che presumibilmente sostenevano in origine un ampio atrio a tre campate. Prima di varcare la soglia, fermiamoci ad ammirare i due capitelli continui del portone principale, dove fanno sfoggio di sé felini e aquile dalle ali spiegate mentre, sotto una decorazione di foglie, due processioni si dirigono verso la basilica stessa sulla cui entrata vigilano un drago e un cavaliere. Entriamo dunque nella basilica di San Simpliciano, sotto lo sguardo dei leoni che dall’archivolto.
Entrando nella basilica di San Simpliciano balza immediatamente agli occhi il capolavoro del Borgognone, un imponente affresco, tra i più grandi di Milano, situato sulla conca dell’abside intitolato “incoronazione di Maria”, raffigurante Gesù che incorona la Madonna, con Dio con le braccia allargate e al centro la colomba dello Spirito Santo. Intorno a queste quattro figure c’è una corona di Angeli e Santi, tra cui anche Dante Alighieri a sinistra del Cristo.
Affresco del Borgognone
San Simpliciano, agli albori della sua storia, era presumibilmente molto alta con ampie vetrate fino al soffitto che lasciavano passare la luce, rendendo estremamente luminoso l’interno della basilica. I segni delle antiche navate sono oggi visibili sia all’interno della chiesa che all’esterno, soprattutto lungo la parete destra della navata. La chiesa paleocristiana era uno spazio maestoso circondato da alte ed esili pareti, a navata unica con ampio transetto ed un’abside più grande di quella romanica e lungo il suo intero perimetro, come abbiamo visto, si aprivano ampie finestre che permettevano alla luce di inondare l’interno della chiesa stessa. Le finestre sono ancora visibili sui lati esterni della basilica di San Simpliciano sebbene siano state murate in epoca romanica e sostituite nello stesso periodo, pressappoco il 1170, i grandi spazi unitari vennero frazionati da una serie di pilastri per creare uno spazio suddiviso in tre navate, il transetto venne ripartito in due e all’incrocio venne eretto il tiburio. Tutti questi interventi modificarono l’aspetto di San Simpliciano che, da luminosa basilica paleocristiana, divenne così una chiesa a sala, avvolta nella penombra.
Nel 1517, con il passaggio del monastero alla congregazione Cassinese, si mise mano a una serie di interventi nell’ottica di un rinnovamento spirituale della basilica di San Simpliciano: vennero quindi edificate le cappelle laterali e i due meravigliosi chiostri, il chiostro del Capitolo e il chiostro delle Due Colonne. Il chiostro del Capitolo, costruito nel 1400 per volere dell’abate Giovanni Alimento Negri, sembra quasi il giardino di una residenza gentilizia milanese, con le sue aiuole fiorite, le sue basse siepi verdi e le sue fontane mentre nel chiostro delle Due Colonne soffia un’aria di spiritualità e raccoglimento, essendo, come abbiamo visto, la sede della Facoltà di Teologia.
Chiostro del 1400 Chiostro del 1400, scorcio
Il chiostro del 1500 Il chiostro del 1500, dettaglio
La basilica di San Simpliciano, oltre ad essere un monumento della nostra tradizione spirituale e architettonica, rappresenta anche una testimonianza di come non si dovrebbero eseguire i lavori di restauro. Qui, infatti, nel corso del 1841 un disastroso intervento ha seriamente rischiato di compromettere per sempre la bellezza della chiesa, agendo senza il minimo rispetto alcuno per le sue forme originarie. L’allora responsabile dei restauri, l’architetto Giulio Aluisetti, ebbe infatti la brillante idea di scalpellare i capitelli antichi per ricoprirli con stucchi falso-romanici, abbattere quattro pilastri del transetto, ridipingere le pareti a fasce bicolori di gusto toscano e come se non bastasse, realizzare un trompe-l’oeil marmoreo sotto le volte. Fortunatamente durante gli anni 30 del ‘900 studi approfonditi eseguiti da Costantino Baroni e Edoardo Arslan riportano alla luce l’aspetto paleocristiano di San Simpliciano, rimuovendo le inopportune opere del precedente restauro (anche se chiamarlo restauro è quanto mai improprio, visti i risultati).
Visuale dall’alto veduta laterale
Cappella San Benedetto Navata laterale Navata centrale
La parte più antica della basilica di San Simpliciano è costituita dal Sacello dei Martiri dell’Anaunia, una piccola basilica a croce latina con abside semicircolare, probabilmente risalente al IV secolo mentre per quanto riguarda le decorazioni pittoriche, oltre all’affresco del Borgognone, San Simpliciano ospita, tra gli altri, una serie di affreschi di Aurelio Luini e uno Sposalizio della Vergine di Camillo Procaccini. La sagrestia di San Simpliciano è stata ricavata proprio dall’annessione di questo ambiente: restaurato nel 2006, presenta pianta cruciforme, bracci voltati a botte, pavimento in cocciopesto in legno.
Il sacello di San Simpliciano
L’altare maggiore dalle forme classiche è una realizzazione del 1839 a opera dello stesso Aluisetti del famigerato restauro e presenta, ai due lati, due statue in marmo raffiguranti San Carlo Borromeo e Sant’Ambrogio. Nella parte posteriore sono conservate le reliquie di San Simpliciano.
L’altare maggiore Reliquie di San Simpliciano
Infine di pregevole bellezza è il coro ligneo del XVI secolo, situato dietro l’altare, dove sono incisi a caratteri dorati motti latini.
Il coro ligneo Dettaglio del coro
Come arrivare
La basilica di San Simpliciano si trova nell’omonima piazza, lungo corso Garibaldi, e si può comodamente raggiungere, partendo dalla sede di International Residence in via Gustavo Modena4, utilizzando i mezzi del trasporto pubblico, evitando in questo modo il pagamento per il transito in area C nonché l’affannosa ricerca di un parcheggio.
Il tragitto richiede in media 30 minuti.
Approfondimenti
http://www.sansimpliciano.it/index.php
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