Il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli a Saronno: uno scrigno edificato a protezione del simulacro della Madonna del Miracolo, una statua venerata a partire dalla seconda metà del XIV secolo. E come un vero e proprio scrigno conserva al suo interno numerosi tesori della nostra arte, che lo rendono uno dei più monumentali santuari della Lombardia, meta di continui pellegrinaggi e luogo caro alla devozione popolare e di cui fu protettore San Carlo Borromeo.
La storia
Per per rintracciare l’origine del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e atterrare nel 1447, nei pressi si Saronno, lungo la strada oggi conosciuta come Varesina. Qui, ad un incrocio, sorgeva una piccola cappella contenente una statua della Madonna con in braccio il Bambino Gesù, databile alla nella seconda metà del trecento. Spostiamoci ora verso il piccolo borgo che sorgeva nelle vicinanze e cerchiamo la casa del protagonista della storia destinata ad alimentare la devozione popolare nel potere miracoloso della statua della Vergine: il giovane Pietro Morandi detto “Pedretto”. Pietro era costretto a letto, impossibilitato a camminare a causi di una grave malattie alle gambe che lo costringeva all’immobilità e proprio la sua stanza è la scena di partenza del nostro miracolo. Dopo anni di sofferenze, nella più classica notte invernale, buia e tempestosa, la camera di Pedretto viene illuminata da un fascio di luce in cui appare la Madonna che si rivolge al giovane, affidandogli un compito ben preciso. Secondo quanto tramandato dalla vulgata, la misteriosa apparizione avrebbe ripetuto per tre volte la seguente frase “Pietro, se brami guarire, va’ alla cappella di strada Varesina, edifica un tempio là dove sorge il simulacro della Madonna, i mezzi non mancheranno giammai”. Ovviamente il nostro giovane protagonista si sentì pervaso da un improvviso vigore fisico sa un all’improvviso che gli permise di alzarsi dal letto e raggiungere la cappella dove cominciò a pregare con fervore, fino a cadere addormentato, vinto dalla stanchezza. Giunse così l’alba, che trovò Pedretto completamente e miracolosamente guarito: per tenere fede al voto il giovane iniziò ad adoperarsi per la costruzione del Santuario dedicato alla Madonna.
Pedretto e la Madonna dei miracoli
La storia di Pedretto e della sua miracolosa guarigione raggiunse l’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, che ottemperando alle disposizioni del Concilio di Trento, dispose di raccogliere testimonianze e verifiche in grado di dimostrare con certezza l’origine miracolosa della guarigione da cui ebbe origine il Santuario. Da quel momento l’arcivescovo di Milano seguirà con costante attenzione gli sviluppi della costruzione del santuario della Beata Vergine dei miracoli la cui edificazione iniziò nel 1498 e che nel corso degli anni vide il verificarsi di altre miracolose guarigioni che andarono ad alimentare la devozione popolare. La folla di pellegrini che raggiungeva il santuario in cerca di un miracolo era talmente grande da costringere numerosi fedeli a rimanere sul sagrato esterno della chiesa, come è documentato dalle numerose richieste di autorizzazione a celebrare le funzioni all’aperto inoltrate alla Curia arcivescovile di Milano. Si decise quindi di ingrandire ulteriormente il santuario: tra il 1560 e il 1578, in due periodi successivi, la chiesa venne allungata con cinque campate su tre navate.
La traslazione del simulacro della Vergine dei Miracoli all’interno del Santuario avvenne il 10 settembre 1581 alla presenza di un’enorme folla di fedeli con una cerimonia solenne officiata da Carlo Borromeo, il quale, per l’occasione chiese ed ottenne dal papa Gregorio XIII l’indulgenza plenaria per tutti i fedeli che si fossero recati quel giorno presso il Santuario. Da quel momento il Santuario Beata Vergine dei Miracoli continuò a prosperare, al punto da arrivare a possedere, alla fine del ‘600, terreni per 3.000 pertiche milanesi (una pertica milanese corrispondeva a mq. 654,5179) e 14 case. Ma questo periodo di fortuna ebbe un brusco termine con la discesa di Napoleone nell’Italia settentrionale e la fondazione della Repubblica Cisalpina: come accadde per altri edifici e ordini religiosi, anche il Santuario Beata Vergine dei Miracoli venne soppresso e i suoi possedimenti incamerati dalle nuove autorità.
Nel corso dei secoli furono diversi momenti difficili durante i quali gli abitanti di Saronno si strinsero intorno al Santuario della Beata Vergine dei Miracoli, in cerca di conforto e protezione. Tra questi, senza dubbio uno dei momenti più bui fu l’abbattersi della peste di San Carlo che tra il 1576 e il 1577 portò alla morte di un sesto della popolazione di Saronno. Nel buio di quegli anni, il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli era l’unica fonte di luce per la popolazione affranta: il 23 marzo 1577 nella chiesa parrocchiale si tenne una riunione dei capi famiglia i quali giurarono solennemente che, se la peste fosse terminata, avrebbero digiunato la vigilia della festa dell’Annunciazione (25 marzo) per poi celebrarla con un solenne processione. L’epidemia chiaramente terminò e da quel momento il voto venne mantenuto nei secoli con l’instaurazione della Festa del Voto, ancora oggi celebrata con una Messa solenne.
Il santuario
L’attuale aspetto della chiesa si deve alla successione di numerosi interventi architettonici ed artistici che a partire dalla fine del XV secolo videro coinvolti i principali protagonisti della scena milanese e lombarda: la parte principale, di stampo rinascimentale venne realizzata tra il 1498 e il 1516 e comprende l’abside, il presbiterio, l’antipresbiterio, la cupola col tiburio ed il campanile.
Anche se non si conosce con esattezza l’architetto che ha concepito il progetto originale, la planimetria del santuario, con le sue proporzioni attentamente studiate, ha portato ad avanzare l’ipotesi che la paternità del progetto inziale possa essere attribuita a Giovanni Antonio Amadeo che in quegli anni era impegnato nella fabbrica del Duomo di Milano. Quest’ipotesi troverebbe conferma nel fatto che proprio Amadeo fu con sicurezza il progettista del tiburio (ultimato nel 1508) che conferisce al santuario un’inconfondibile impronta dello stile rinascimentale lombardo. Il progetto iniziale del santuario Beata Vergine dei Miracoli prevedeva pianta a croce latina, formata dai locali dell’abside, del presbiterio, dell’antipresbiterio, dell’aula sormontata dal tiburio e dalla cupola e dalle due cappelle laterali. Tuttavia la fruizione dell’edificio era pensata in senso inverso rispetto alle tradizionali chiese medievali a croce latina, in modo da sottolineare la centralità della volta come struttura circolare sotto la quale si raccoglieva idealmente la comunità ecclesiale.
Il campanile del Santuario Beata Vergine dei Miracoli è considerato uno tra i più belli della Lombardia: innalzato tra il 1511 e il 1516 su progetto dell’architetto Paolo della Porta, con i suoi 47 metri, si staglia maestoso sul profilo della città, quasi a distendere la propria ala protettrice sugli abitanti.
Nel 1522 iniziarono i lavori per la sagrestia, affidati a Cristoforo Lombardi e successivamente al suo allievo Vincenzo Seregni che divenne poi, nel 1556, architetto responsabile della fabbrica: sotto la sua direzione verrà costruito il corpo longitudinale a tre navate dell’edificio.
Nel 1556 per far fronte all’accresciuto afflusso di pellegrini, si intervenne con un progetto di ampliamento contemplante la costruzione di un edificio a tre navate sviluppantesi su cinque campate. Tuttavia i lavori non procedettero spediti: infatti dieci anni dopo, nel 1566, delle cinque campate previste, solo tre erano ultimate mentre la facciata aveva una sistemazione provvisoria. Ad imprimere un’accelerazione ai lavori fu Carlo Borromeo, che diede l’impulso necessario per la demolizione dell’antica cappelletta del Miracolo, ancora persistente dopo i primi lavori del 1498. Fu proprio infatti in quell’occasione che si procedette alla traslazione all’interno del santuario dell’antica statua trecentesca della Madonna, avvenuta, come abbiamo visto, il 19 settembre 1581 con il rito solenne celebrato dallo stesso San Carlo.
Il completamento dei lavori a carico della facciata fu affidato a Pellegrino Tibaldi, più noto come il Pellegrini, architetto prediletto dall’arcivescovo Borromeo, della cui riforma fu il principale artefice. I lavori a carico della facciata iniziarono nel 1596 e si protrassero fino al 1613: di ispirazione tardo rinascimentale, l’opera realizzata dal Pellegrini aveva come scopo la celebrazione della maestosità del santuario, messo in risalto da un profluvio di motivi ornamentali. Tuttavia, proprio questa desiderio di tramettere solennità è andato a discapito dell’armonia complessiva dell’edificio: le decorazioni, per quanto pregevoli, risultarono decisamente eccessive (colonne, lesene, due grandi cariatidi che affiancano il portale di ingresso, fregi, balaustre, le statue nelle alte nicchie laterali), causando una perdita di eleganza, soprattutto se paragonata al tiburio. Proprio per far fronte a questa eccessiva pesantezza, nel 1630 venne progettato il rialzo della balaustra mistilinea (cosiddetta in quanto composta sia di segmenti rettilinei sia di archi di curva) che regge la statua della Vergine, in modo da dare slancio alla struttura. Il progetto poi realizzato nel 1666.
Facciata
L’interno del santuario
Il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli è un vero e proprio scrigno che racchiude tesori di immenso valore: qui sono infatti conservati affreschi dei maggiori maestri dell’arte pittorica italiana che nel corso degli anni hanno arricchito con le loro opere gli interni di questo edificio sacro, rendendolo ancora più grandioso.
Colui che maggiormente ha legato il suo nome al Santuario è Bernardino Luini cui si debbono gli affreschi a ornamento delle pareti della zona più antica del Santuario: dell’abside, del presbiterio, dell’antipresbiterio e delle pareti sottostanti la cupola. Inoltre sempre la sua mano ha dato vita alle figure riprodotte sulla volta della cappella del Cenacolo nonché alla Natività posta nel chiostro. Tutte queste opere hanno come tema la vita della Vergine Maria e costituiscono uno dei punti più alti raggiunti da Luini come autore di opere a fresco, rivelando una tale abilità nell’uso delle tecniche prospettiche da avere l’impressione, percorrendo gli spazi del santuario, che le figure dipinte vadano incontro all’osservatore ammirato.
Adorazione dei magi- Bernardino Luini Presentazione di Gesù al tempio -Bernardino Luini
Oltre alle opere di Luini, all’interno del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli ritroviamo maestri del calibro di Cesare Magni, Gaudenzio Ferrari, scultori del legno quali Andrea da Milano (detto anche Andrea da Saronno proprio per il suo impegno presso questo santuario), Giulio Oggioni, solo per citarne alcuni.
Dalla mano di Gaudenzio Ferrari è scaturita la stupefacente decorazione dell’interno della cupola, ufficialmente chiamata “l’Assunzione della Vergine” ma meglio nota come il “Concerto d’Angeli” proprio per la sua posizione: i fedeli si radunavano infatti sotto la cupola ed erano numerose le messe cantate, andando a creare un’armonia simbolica con il canto degli angeli ritratti, la cui attenzione, non a caso, è rivolta verso il basso. Non si può rimanere meravigliati di fronte alla ricchezza cromatica e alla caratterizzazione delle centinaia di personaggi raffigurati, che sembrano osservarci dalla loro posizione privilegiata.
Cupola Concerto degli angeli – Gaudenzio Ferrari
Per quanto riguarda i maestri intagliatori, il principale fu Andrea da Milano a cui si debbono innanzi tutto i due gruppi scultorei che occupano le cappelle laterali, purtroppo poi pesantemente ridipinti. Nella cappella sinistra troviamo raffigurato il Cenacolo (1531) che ritrae gli apostoli intenti a discutere tra loro o a guardare increduli il Maestro. Il modello di riferimento è chiaramente Leonardo come si evince non solo dal momento in cui vengono colti i discepoli (quando Gesù annuncia che verrà tradito) ma anche dalla postura delle figure, dalla scelta dei colori e dai drappeggi delle vesti. A mettere ulteriormente in risalto l’opera, alle spalle del gruppo, lungo i tre lati della cappella, si trovano grandi tele di Camillo Procaccini (1598) mentre la volta presenta affreschi del Luini. Nella cappella destra invece trova posto il gruppo del Compianto sul Cristo morto (o della Deposizione dalla Croce) su cui purtroppo si è intervenuti in più riprese, snaturando di fatto l’opera che risulta infatti poco coerente in alcune sue parti.
Cenacolo- Andrea da Milano
Per concludere, per ragioni di spazio ci limitiamo a citare le 22 statue di Profeti e Sibille poste nelle nicchie del tamburo della cupola, la cui realizzazione venne affidata ad un altro abile intagliatore, Guido Oggioni, allievo di Andrea.
Ma queste sono solo alcune delle meraviglie che il Santuario Beata Vergine dei Miracoli custodisce per noi, in attesa che il nostro sguardo vi si posi, colmo di ammirazione e stupore.
Come arrivare
Il santuario della Beata Vergine dei Miracoli si trova a Saronno e si può raggiungere agevolmente partendo dalla sede di International Residence in via Gustavo Modena 4, con un tragitto di 40 minuti.
Approfondimenti
Per approfondimenti sul santuario di Saronno:
http://www.santuariodisaronno.it/home.html
Per rimandi ad argomenti trattati rimandiamo alle seguenti risorse:
Tempio di San Sebastiano, dal 1577