Le ville di Milano: dimore signorili, che ci riportano agli antichi splendori delle nobiliari residenze di campagna, dove il tempo libero era scandito da serate danzanti e da concerti o da animate discussioni con le menti più brillanti delle varie epoche storiche. Sono numerose le ville nobili della città, situate nel verde di ampi e curati giardini o nascoste in strade laterali: ma tutte racchiuse da un’atmosfera di un fascino antico.
Iniziamo presentandone 3.

  1. Villa Scheibler
  2. Villa Mirabello
  3. Villa Litta Modignani

Villa Scheibler

Iniziamo il nostro giro per le ville di Milano sfatando un luogo comune e rechiamoci a Quarto Oggiaro, hinterland milanese spesso raccontato come sede di degrado, di casermoni e di poca bellezza. Invece proprio qui sorge villa Scheibler, un vero proprio gioiello che dal ‘400 è giunto fino a noi, attraversando periodi di splendore e di pericoloso decadimento. All’epoca della costruzione di questa villa lo scenario era ben diverso, come sarebbe perfino superfluo affermare: un paesaggio ricco di boschi e campi, resi fertili e lussureggianti per la presenza del fiume Nirone e dei suoi numerosi affluenti. Proprio qui venne costruito un casino di caccia, di incerta attribuzione: alcuni fonti stabiliscono che fosse proprietà della famiglia milanese Simonetta mentre altre di o Ludovico il Moro. Qualunque possa essere la verità, non bisogna lasciarsi ingannare dalla denominazione “casino di caccia” dell’antico precursore di villa Scheibler: non si trattava era certo di una tetra baracca, con tavolacci e giacigli di fortuna. L’edificio in questione era infatti dotato di ampie stanze con affreschi, monofore e soffitti a cassettoni. In queste stanze soggiornò nel 1583, ospite di Monsignor Simonetta, San Carlo Borromeo in occasione della posa della prima pietra del Santuario di Rho. La villa dal XVI secolo alla metà del XVII, circondata dai fabbricati legati all’attività agricola, appartenne ai Del Maino, che coltivarono il fondo a foraggio e vite. Successivamente la residenza passò ai nobili milanesi Longo: furono questi ultimi a completare le opere di abbellimento con l’apertura del portico su colonne e l’ampliamento del fondo agricolo. Inoltre la casa padronale venne rinnovata con le tipiche forme delle ville lombarde settecentesche, dall’impianto ad “U” e dalle le facciate con due ordini di finestre, furono costruiti lo scalone d’onore che porta al piano nobile, la sopraelevazione centrale e la galleria di collegamento tra la villa e il seicentesco oratorio. Infine nella zona nord orientale venne aggiunto un nuovo corpo di fabbrica lungo e stretto che terminava con l’originaria chiesa SS. Vitale e Agricola. Alla fine del ‘700 la villa visse il suo periodo di maggior fulgore diventando proprietà della famiglia Scheibler cui si deve non solo il nome che ancora conserva ma anche la creazione del magnifico circostante che da solo varrebbe la pena di una visita. E proprio al centro del parco si trova un arco settecentesco che era in origine un tempietto con una nicchia con una prospettiva ad archi. Quando nel 1927 il conte Scheibler vendette i suoi vasti possedimenti, il terreno agricolo ricchissimo di acqua divenne vivaio comunale poi convertito in parco pubblico tra il 1978 e il 1979, mantenendo inalterata l’orditura dei percorsi e delle alberature, su una superficie totale di oltre 140.000 metri quadrati. Purtroppo, come molti altri gioielli della nostra storia architettonica e paesaggista, anche villa Scheibler è andata incontro a un periodo di degrado che ne ha messo seriamente a repentaglio la conservazione: grazie ai finanziamenti del programma europeo Urban II, indirizzati ad iniziative di recupero e riqualificazione delle periferie, il comune di Milano ha riavviato il progetto di riqualificazione della villa, con interventi di restauro e risanamento conservativo. È stato così possibile recuperare i frammenti di antichi intonaci ed affreschi, restituendoci la villa in tutto il suo splendore. Attualmente Villa Scheibler viene affittata per ricevimenti e matrimoni.

Sito ufficiale villa Scheibler

Villa Mirabello

A pochi passi da viale Zara, in una zona altamente trafficata, in cui si scorre di fretta, all’improvviso e del tutto inaspettatamente ci si imbatte in una piccola meraviglia architettonica, di estrema armonia. Si tratta di una villa dalla tipica architettura quattrocentesca, costruita per volere della famiglia Mirabello ma entrata subito nelle disponibilità di Pigello Portinari, nobile fiorentino, gestore generale delle rendite del ducato, tuttofare dei Medici a Milano e già committente della cappella Portinari in S. Eustorgio. I progetti per questa villa furono affidati a Michelozzo Michelozzi, precedentemente al lavoro per la Cappella Portinari in Sant’Eustorgio, e a Bartolomeo da Prato, allievo del bresciano Vincenzo Foppa. Portinari scelse questo luogo per un complesso a metà tra un casino di caccia e una piccola villa in quanto questa era zona di aperta campagna, lambita dallo scorrere di diversi corsi d’acqua. Il nucleo originario corrisponde, in parte, all’edificio a L su strada con il loggiato sulla corte interna, la scala e il balcone sul fronte. La corte è chiusa dall’ala dei rustici, aggiunta al nucleo originario così come il camminamento coperto che collega i due edifici. La villa si affaccia inoltre su un giardino tipicamente medioevale, recintato da un robusto muro. L’edificio è fiancheggiato da una piccola chiesa dedicata alla “Mater Amabilis” con affresco quattrocentesco raffigurante un santo che innalza la croce. L’aspetto della villa, così somigliante a un castello di dimensioni ridotti, giustificava l’importanza dei suoi residenti: alla morte di Portinari infatti, si installò tra le sue mura il finanziere Antonio Landriani, prefetto dell’erario ducale dal 1474, presidente della zecca dal 1477, ma soprattutto l’uomo di fiducia di generazioni di Sforza. Tra i vari proprietari della villa troviamo anche Giovanni Marino, fratello del nostro Tommaso (ne abbiamo parlato qui) che riuscì ad ottenere l’esenzione dalle imposte per questo possedimento. La fine dell’800 fu il periodo peggiore per questa magione: adibita a cascina, con le sue arcate murate e grano e maiali al posto di dame e cavalieri. All’inizio del ventesimo secolo, la villa divenne di proprietà del conte Girolamo Suardi che diede inizio a lavori di restauro per riportarla all’aspetto originario di residenza nobiliare. I lavori, che dovettero subire un arresto in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale, ridiedero dignità a questa storica dimora, che divenne sede della Casa di Lavoro per i Ciechi di Guerra ospitando al suo interno un convito, laboratori artigianali e assicurando al contempo cure e borse di studio per i figli dei reduci. Attualmente la villa ha da poco riaperto le porte al pubblico, dopo un’ulteriore opera di restauro promossa dalla Fondazione Villa Mirabello onlus per adattare la struttura ad un nuovo progetto con la creazione di due poli distinti: uno di servizi alle persone fragili, l’altro riservato a eventi artistico-culturali.

Sito ufficiale fondazione Mirabello

Villa Litta Modignani

Quartiere Affori, uno dei quartieri di Milano che si è andato progressivamente popolando, diventando un colorato quartiere multietnico: un tempo località di villeggiatura per chi voleva allontanarsi da Milano, rinomata soprattutto per la sua aria salubre al punto che vi si recò in convalescenza anche la primogenita degli arciduchi d’Austria Ferdinando e Beatrice, ospite proprio di villa Litta. In virtù di queste sue qualità, il borgo di Affori divenne ritrovo della migliore nobiltà milanese con feste ed eventi mondani caratterizzati dal tipico sfarzo del ‘600. Villa Litta fu costruita al termine dell’odierno viale Affori nel 1687 dai Corbella, nominati nel 1686 marchesi proprio per il feudo di Affori e successivamente ceduta alla famiglia Litta Modignani. L’800 fu il periodo di massimo fulgore della villa quando, sotto la proprietà del conte Trivulzio, padre della principessa Belgiojoso (qui una presentazione del palazzo omonimo), si costituì un salotto di intellettuali tra cui Alessandro Manzoni, il conte Silva, il pittore Hayez. L’edificio si presenta allo sguardo con una forma a ferro di cavallo ed è situato al centro di uno splendido circostante. Com’è tipico delle architetture dell’epoca una sobria facciata nasconde al suo interno stanze sfarzosamente decorate. L’esterno dell’edificio, di tre piani, è quindi semplice e reso snello dalla presenza di corpi centrali rientranti, ulteriormente alleggeriti da due porticati simmetrici, uno per facciata. I pochi balconi hanno linee curve e leggiadre e sono sparsi lungo i lati. Invece, come abbiamo detto, lo stile delle stanze interne è di altra natura, come si può già intuire dal porticato d’ingresso con il suo soffitto a cassettoni in legno e affreschi alle pareti nella parte centrale. Da qui lo scalone conduce all’appartamento superiore, dove si trova un’anticamera dal soffitto in legno dipinto ad arabeschi, al termine della quale si trova la cappella dei nobili Lita, interamente affrescata con tecnica trompe-l’oeil e che contiene una tela di scuola lombarda del XVIII secolo raffigurante la Madonna venerata dai Santi Pietro, Paolo, Carlo Borromeo e Francesco. Posto d’onore merita il Salone delle Arti (così chiamato per la presenza di cartigli intitolati alla Musica, alla Pittura, alla Scultura e alla Poesia) dall’altissimo soffitto, in legno decorato da cui pende uno splendido lampadario in ferro battuto e vetro di Murano, riproducente un mazzo di fiori artisticamente avviluppati intorno alle candele. Nei grandi affreschi che adornano la sala si aprono quattro balconcini, affacciati su un grande camino di marmo che completa la decorazione artistica della sala. Ma lo sfarzo non era riservato al Salone delle Arti: tutte le stanze erano infatti impreziosite da quadri di paesaggio di Rosa da Tivoli ed altri di scuola del Poussin. E per finire, non si può tralasciare il parco in cui sorge la villa: inizialmente progettato all’italiana con vialetti simmetrici, labirinti geometrici ed alberi foggiati a cono, venne rivoluzionato nel tardo ‘700 dal il conte Ercole Silva, l’uomo che importò in Italia il giardino all’inglese. Gli elementi precedenti vennero quindi sostituiti con prati a tappeto, aiuole, finti ruderi e scorci diversissimi tra loro, creando uno spazio dalle atmosfere eterogenee. Il parco venne ulteriormente ampliato negli anni successivi, fino giungere alla sua attuale dimensione, di circa settantamila metri quadrati e venne dotato di un viale di ingresso della lunghezza di cinquecento metri, di cui oggi resta solo il breve tratto di fronte alla villa, costeggiato da quattro filari d’alberi. Il viale terminava con il maestoso complesso scultoreo in pietra detto “I Sirenei”, di ispirazione egizia e costituito da due obelischi, due sfingi, due vasi in pietra tutti posti su grandi basamenti a contenere la monumentale cancellata di fronte alla villa stessa. Un’ultima curiosità su questo parco: nel primo dopoguerra fu chiamato “el giardin di matt”, perché l’amministrazione provinciale aveva incaricato della sua manutenzione alcuni ospiti dell’Istituto Psichiatrico Paolo Pini. Le più recenti ristrutturazioni di villa Litta risalgono al 2017 quando venne finalmente restituito il colore originario della facciata, passando da un intenso e vistoso arancione ad on un delicato ed elegante tono rosato. Con l’occasione vennero ripristinati e messi in luce gli splendidi decori delle sale al piano terra oltre a riportare all’antico splendore altre sale, in cui è diventato possibile celebrare matrimoni con rito civile. Attualmente la villa è un monumento storico vincolato e ospita la Biblioteca rionale di Affori che offre la suggestiva esperienza di immergersi nella lettura ospitati da stanze così riccamente decorate.

tour virtuale di villa Litta Modignani